Sono ore di grande apprensione a causa delle continue scosse nell’area dei Campi Flegrei. Nella zona gialla, racchiusa in 7 Comuni, risiedono 840.000 persone, nella zona rossa sono 500.000 che andrebbero assistiti in caso di evacuazione. In quest’intervista Antonio Feola, delegato Area Operazioni Emergenze e Soccorsi del Comitato di Napoli della Croce Rossa Italiana, ci spiega quali sono le misure da adottare per mettere in salvo le persone in pericolo.
Antonio Feola, delegato Area Operazioni Emergenze e Soccorsi del Comitato di Napoli della Croce Rossa Italiana
Antonio Feola, delegato Area Operazioni Emergenze e Soccorsi del Comitato di Napoli della Croce Rossa Italiana
 Qual è l’attuale situazione ai Campi Flegrei?
«Ai Campi Flegrei dove assistiamo del bradisismo, ovvero innalzamento e abbassamento del suolo che crea sciami sismici come stiamo assistendo anche in questo periodo, siamo attualmente in una fase di allerta gialla. Si tratta di una fase cosiddetta di attenzione, con attività di piazza tramite l’intervento dei volontari della Croce Rossa Italia e la formazione di volontari della Protezione Civile con l’obiettivo di sensibilizzare la popolazione. A tale scopo, lo scorso 22 aprile abbiamo fatto esercitazioni di posti di comando con l’attivazione di sale operative di Cri, del 118, della Protezione Civile con l’acronimo Soru (Sala operativa regionale unificata) incentrate sugli scambi di informazioni e la verifica di eventuali segnalazioni di cittadini».
Nell’ipotesi di un peggioramento dello scenario quali sarebbero gli accorgimenti?
«Si passa alla fase di preallarme con l’attivazione, nella sede regionale, del Dipartimento della Protezione Civile. I volontari a livello locale si occuperanno di gestire gli interventi sui territori, di dare assistenza socio-sanitaria insieme alla Croce Rossa regionale e al coordinamento soccorsi della Prefettura. La Croce Rossa Italiana, quando si prevede anche l’evacuazione delle strutture sanitarie e degli ospedali nella zona rossa, si adopera per supportare le Asl di competenza (in questo caso Asl Napoli 1 Centro e Asl Napoli 2 Nord ndr.) per trasferire i pazienti in luoghi sicuri».
Il rapporto tra Croce Rossa Italia e Protezione Civile è dunque stretto
 «A livello comunale la Protezione Civile si attiva su impulso dei sindaci (ogni Comune dovrebbe avere il suo piano), a livello regionale attraverso il Dipartimento occupandosi dell’assistenza socio-sanitaria, montaggio di campo, supporto logistico. Può esserci anche l’attivazione della Protezione Civile nazionale, sempre attraverso il Dipartimento, che a cascata si attiva a livello locale con la sala operativa nazionale della Croce Rossa Italiana».
Come è andata l’esercitazione del 22 aprile?
«È riuscita bene grazie a una corretta informazione tra le sale operative della Protezione Civile e della Croce Rossa Italiana. Ad ottobre ci sarà quella con il coinvolgimento della popolazione. In quella precedente, datata 2019, la risposta non è stata delle migliori. Si spera che durante le campagne di sensibilizzazione nelle piazze, nelle scuole, nei grandi eventi, così come stabilito da un decreto della Regione Campania, la numero 140 dell’ottobre 2023, l’efficacia dell’esercitazioni sia più alta. Ci auguriamo che ciò accada anche in virtù dell’aumento del livello di attenzione a causa dello sciame sismico di questi tempi. La popolazione deve ricevere notizie sempre corrette, come succede ad esempio grazie alla campagna “Io non rischio” che confuta le fake news che a volte girano sui social. Fondamentale un aspetto: le persone devono attendere le indicazioni degli organi locali prima di agire».  
Ci spiega cosa avviene nelle famose 72 ore di preavviso?
«Ci sono due tipi di allontanamento. Il primo è quello spontaneo, che comunque presuppone il rispetto di alcuni percorsi che permettono di recarsi verso le zone cosiddette gemellate in altre regioni. L’altra tipologia di allontanamento è quello assistito. In questo secondo caso attraverso bus e navette si rispettano dei percorsi che permetteranno poi di salire sui vari vettori – navi, treni – per il trasporto in direzione delle già citate zone gemellate».
Come si individuano i punti in cui radunarsi per l’evacuazione?
«Attraverso una pianificazione già esistente, che in questa fase di attenzione è stata ricontrollata con il potenziamento delle risorse».
Ecco le risorse: sono sufficienti?
«Le esercitazioni servono a capire questo. In ogni caso, un numero indicativo non è facile fornirlo. Va anche detto che quando scatta l’allarme, al di là della pianificazione, ci sono comunque dei momenti di caos e per tale motivo si possono chiedere delle aggiunte ai mezzi e ai volontari a disposizione».
Il Comitato della Croce Rossa di Napoli di quanti volontari dispone?
«Sono più di 1000, ogni volontario si specializza nel settore che vuole (area sanitaria, inclusione sociale ecc.). Si tratta di un numero non alto ma neanche così scarno. Puntiamo sempre ad accogliere volontari organizzando corsi di accesso, totalmente gratuiti, condotti dagli esperti a cui si può partecipare dai 14 anni in su. Vogliamo cercare di coinvolgere sempre più giovani».
 È possibile almeno stabilire la tempistica tra il lancio dell’allarme e l’arrivo delle risorse aggiuntive?
«Se si necessita di un pulmino disabili aggiuntivo a quello a disposizione o un’ambulanza in più diamo la disponibilità entro mezzora. I tempi devono essere celeri».
Passiamo a un altro tipo di emergenza, quella relativa all’eventuale eruzione del Vesuvio
«Va anzitutto detto che il piano di intervento in caso di eruzione del Vesuvio e quello per il bradisismo non sono collegati: sono caldere differenti. In questo momento il livello di allerta per l’eruzione del Vesuvio è di colore verde, cioè di normalità. Adesso la priorità è monitorare l’attività ai Campi Flegrei».
di Antonio Sabbatino

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