staminali
ROMA – La sperimentazione del metodo Stamina probabilmente non si farà. O, comunque, il protocollo presentato lo scorso primo agosto da Davide Vannoni, «titolare» di Stamina Foundation , al Comitato scientifico che doveva valutare il metodo non sembra aver convinto i tecnici che hanno stilato il rapporto per il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. Bocche cucite su ordine del ministro, ma corre voce di un giudizio negativo.
LA CURA – Si parla di cellule staminali adulte mesenchimali prelevate dalla cresta iliaca dei pazienti, «manipolate» secondo una procedura segreta (che tale sarebbe rimasta) e poi reinfuse come «cura compassionevole» in chi (soprattutto bambini) è colpito da malattie degenerative finora senza cura. Anzi, l’elenco delle patologie che possono beneficiare del metodo è abbastanza lungo, secondo il sito di Stamina Foundation. Eccolo: malattie cardiache, autoimmuni, Parkinson, lesioni spinali, lupus eritematoso sistemico, danni renali, ictus cerebrale, Alzheimer, sclerosi multipla, diabete mellito di tipo I, osteogenesi imperfetta e difetti osseo-cartilaginei, degenerazione dei nuclei della base (Msa, Psp, Huntington, Tourette), transplantologia.
IL METODO «SEGRETO» – Nessun riscontro scientifico.E Vannoni sembra non abbia voluto rendere noto il metodo in modo che potesse essere riproducibile (se funziona) anche da altri laboratori autorizzati e da altri biologi che non siano i suoi.
Lo stesso Vannoni, in una recente intervista a Radio Radicale, ha parlato di metodo semplificato, di soldi sprecati, di sperimentazione in fase III (quella clinica di verifica sull’efficacia reale della metodica) non più a carico dello Stato ma a carico di aziende farmaceutiche, qualora interessate. E che lui «non avrebbe mai accettato una fase III se non gratuita e pagata dallo Stato». Giusto. Non si specula sui malati.
IL DOCUMENTO – C’è un però. CLICCA QUI E CONTINUA A LEGGERE IL SERVIZIO SU CORRIERE.IT

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