I cambiamenti climatici mettono a rischio la produzione nazionale di miele, da Sud a Nord. Variazioni repentine delle temperature, gelate, vento e pioggia ne hanno quasi annichilito la produzione, attestandola ad un preoccupante -95% rispetto agli anni precedenti. In tutta la penisola, la resa è stata ridotta all’osso da fenomeni atmosferici inusuali e sempre meno prevedibili, e le stesse api, senza il nettare necessario per la loro sussistenza, rischiano di non passare l’inverno.

Un danno, questo, che ad oggi supera i 30 milioni di euro nella sola Lombardia, che insieme ad Emilia Romagna e Toscana sono tra le regioni in cui il settore apistico ha subito maggiori perdite. Quest’ultima ha visto addirittura la cancellazione della “Settimana del miele di Montalcino”, importante vetrina dei mieli toscani, che ogni anno, dal 1976, si tiene il secondo fine settimana di Settembre tra le colline senesi della Val d’ Orcia. Non è andata meglio nelle regioni del Sud, dove la produzione di miele di arancio, in Sicilia e in Puglia, è stata quasi del tutto azzerata. I produttori italiani sono passati dai 20kg di media dei periodi precedenti ad una produzione irrisoria, che non supera il kg. Tutto ciò mette a rischio non solo la sopravvivenza delle api, ma anche quella delle stesse aziende apistiche, che avevano visto aumentare la domanda di miele del 14,6%, nel solo 2020. L’Italia, che detiene il primato mondiale per varietà autoctone, è costretta ad aumentare la quota di miele importato, soprattutto dall’Asia, che ne detiene il primato produttivo mondiale, pur rimanendo l’Italia il quarto paese dell’Unione Europea per volumi di produzione. Miele estero in netta concorrenza con il nostrano, che ha un costo, in molti casi, 3/4 volte superiore, considerato però tra i migliori sul mercato. Delle difficoltà che il settore apistico  sta vivendo, ha parlato il Prof. Fausto Orru, docente ed apicoltore, nell’incontro dal titolo “Le api e la salute dell’ecosistema”, organizzato dal Rotary Club Napoli Posillipo presso l’Hotel Santa Lucia. Incontri come questo sono volti a sensibilizzare l’opinione pubblica sugli effetti indiretti dei cambiamenti climatici. Tra questi, rientra il futuro delle api, che minacciate da inquinamento, pesticidi, malattie e clima, hanno già visto ridurre significativamente il loro numero. Senza il principale impollinatore del nostro ecosistema terrestre, responsabile del 70% dell’impollinazione di tutte le specie vegetali, anche la produzione di cibo ne pagherebbe le conseguenze. Oltre ad avere il delicato compito di regolatori dell’ecosistema, si stima che le api siano responsabili del 35% della produzione mondiale di cibo, questo le rende indispensabili all’interno, non solo dei complessi meccanismi della natura, ma anche dei suoi cicli produttivi, da cui dipende la vita sulla Terra. Così, una più attenta comprensione della natura, che ci spinga ad empatizzare con essa, diventa una condizione che si assevera alla base della lotta ai cambiamenti climatici. Volendo seguire questo principio, il Rotary Club Napoli Posillipo ha voluto sposare il progetto “Come le api”, atto a favorire l’inclusione e la socializzazione di ragazzi con disabilità, assistiti dalla Casa di Cura Santa Maria del Pozzo a Somma Vesuviana, attraverso la conoscenza dell’antico mestiere dell’apicoltore e dei labili ritmi naturali di cui vive. Il Club napoletano ha voluto contribuire al progetto con la donazione di due arnie.

di Valerio Orfeo

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