ROMA. “I disabili gravissimi non hanno ricevuto risposte concrete dopo lo sciopero della fame, solo vaghe promesse dal ministro dell’Economia”. E dal 14 novembre le persone che si ritrovano nel Comitato 16 novembre riprendono lo sciopero della fame alimentandosi al 50% del fabbisogno calorico. Non solo: annunciano anche un presidio permanente davanti al ministero dell’Economia, a Roma in via XX Settembre, a partire dal 21 novembre. Il loro sciopero della fame era stato sospeso dopo che il ministro Elsa Fornero aveva dato rassicurazioni sul fatto che “una parte consistente” dei 900 milioni del fondo indistinto che è nella disponibilità di Palazzo Chigi e che si vuole destinare a “fini sociali”. Il ministro del Welfare era volato in Sardegna, in compagnia del ministro alla Salute Balduzzi, per incontrare una delegazione del Comitato 16 novembre: “E’ vero che vengono senza sopportare spese personali, ma sono comunque venuti, è stato un gesto di vicinanza che ai nostri occhi li rende persone apprezzabili” dice la portavoce del Comitato Mariangela Lamanna. Ciò detto, però, “alla visita di cortesia non è seguita alcuna concretezza. Il ministro Fornero ha chiesto due settimane di tempo, ma non abbiamo nessuna notizia”. E “lo sdegno nostro cresce”. E la rabbia sale quando si sente dire all’onorevole Brunetta “Non ci siamo dimenticati dei disabili gravi”. Commenta Lamanna: “Non dica sciocchezze: in 7 mesi di presidi e di lettere spedite non abbiamo avuto nessuna risposta da nessuno”.
POLEMICHE. Salvatore Usala, segretario del Comitato nazionale, in una nota scrive i nodi cruciali legati alla ripresa della mobilitazione: “Non è accettabile continuare a sentire che i malati di Sla avranno i fondi. Il Comitato 16 novembre lotta per tutti i gravi disabili, siamo in maggioranza malati Sla, ma ci sono anche altre patologie che portano alla tracheotomia”. Prosegue Usala: “Nel fondo Catricalà (art. 8, comma 21, disegno di legge di stabilità) non c’è nulla di definito, c’è di tutto e di più, vogliamo certezze, una cifra definita. E’ stato quasi soppresso il fondo Letta (art 23, comma 8, legge 135/2012, detta spending review) portando il fondo da 658 milioni a poco più di 56 (art. 8 comma 18, disegno di legge di stabilità)”.
PROPOSTE. Non si chiedono miracoli, ma “atti ufficiali, un emendamento, basta parole e promesse”. L’emendamento in questione è quello al disegno di legge di stabilità, articolo 8, comma 21: “Del presente fondo, 400 milioni sono riservati all’incremento del fondo di cui all’articolo 1, comma 1264, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, finalizzato al finanziamento dell’assistenza domiciliare delle persone gravemente non autosufficienti, bisognosi di assistenza vigile 24 ore su 24 con Piani assistenziali individualizzati (Pai). Tali Pai dovranno essere cofinanziati dalle Regioni con almeno il 30% dell’importo. Dovranno essere rapportati al livello di stadi azione”. E, altra cosa su cui insiste il Comitato, “il riparto fra le Regioni dee avvenire in base all’incidenza della malattia e non alla popolazione”. La nota di Usala si conclude così: “Governo Monti, se ci sei, fai il tuo dovere prima che prenotiamo aerei, navi, treni e ambulanze”.

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