Chiamati a decidere il futuro politico del Paese, i tanti giovani, che si sentono minacciati da un’avvenire quantomai incerto, scendono in piazza per chiedere maggiore impegno per la lotta ai cambiamenti climatici ad una classe politica che, a loro dire continua a non prendere seriamente la questione. La guerra, l’inflazione e il caro energia si impongono nei dibattiti politici, dominando le pagine dei giornali e le scalette dei TG. La continua emergenza a cui l’attualità ci riporta, che si ripercuote duramente su una popolazione in difficoltà a cui la futura classe dirigente non potrà voltare le spalle, rischia però di marginalizzare, dalla prossima agenda politica del Paese, la questione climatica. I temi del cambiamento climatico e delle conseguenze sulla salute umana, e dei danni economici e sociali che questa crisi provoca, fanno parte del programma elettorale di gran parte dei partiti politici in lizza alle prossime elezioni d’inizio autunno.

Soluzioni inefficaci, quelle proposte, secondo gli attivisti italiani di Fridays for Future che, il 23 settembre, il venerdì prima dell’appuntamento elettorale, si uniranno alla protesta globale degli attivisti per il clima di tutto il mondo, manifestando il loro dissenso nelle piazze italiane, per affidare, ancora una volta, le loro voci inascoltate all’ennesima edizione di quello che, ormai, è il più conosciuto sciopero per il clima a livello globale, il Climate strike. “Non comprenderemo completamente questa crisi se non la trattiamo come una crisi”, tuona Greta Thunberg, fondatrice e portavoce di un movimento di protesta pacifico divenuto, con il tempo, fenomeno virale.

A prendere parte attiva allo sciopero del prossimo 23 settembre saranno più di 14 milioni di persone, in 7500 città, in 5 continenti. “Sempre più persone stanno esigendo un cambiamento, e questo mi sembra molto promettente, però sappiamo che la crisi climatica non verrà risolta nei parlamenti. La crisi climatica verrà risolta quando abbastanza persone scenderanno in strada ed esigeranno cambiamenti: le strade influenzano il parlamento. Il cambiamento nel parlamento avverrà solo quando ci sarà un cambiamento nelle strade”, questo il pensiero di Greta, che non dimentica gli impegni disattesi e le promesse infrante fatte a lei e alle future generazioni, dalla politica. Intanto, alle porte di un’ennesima tornata elettorale, che deciderà la rotta delle future politiche ambientali del Paese, giunge ancora una volta l’appello di Fridays for Future ad adottare l’Agenda Climatica, ovvero un programma dettagliato di azioni da intraprendere per mettere freno al cambiamento climatico, a partire dal tema dei trasporti, dell’energia, del lavoro, dell’edilizia e della crisi energetica e idrica. Per loro, l’ennesima, fievole, speranza che la prossima amministrazione tenga conto delle voci dei giovani, che la considerano “l’unica agenda possibile”, ma soprattutto della comunità scientifica, compatta e unanime nel prospettarci un’avvenire tutt’altro che sereno.

Parole e promesse, speranza e rabbia, in scena sotto lo sguardo impietoso dell’orologio climatico della sede del Ministero della Transizione Ecologica, un grande display posto sulla facciata dell’edificio, proprio sopra la porta d’ingresso, lì per ricordare, a modi spada di Damocle, a chi ne varca la soglia, che restano appena 6 anni e 305 giorni al punto di non ritorno.

di Valerio Orfeo

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