Un abbraccio caloroso, donato a chiunque lo desideri, per rinfocolare la speranza di unione e pace tra persone dopo due anni di Covid in cui siamo stati costretti a restare lontani per ragioni sanitarie e in un periodo in cui i venti di guerra soffiano nuovamente sull’Europa. Giuseppe Salpietro 37enne di Bari che da 5 anni vive a Berlino dove è protagonista di “Free italian hugs’’ – “abbracci italiani liberi’’. È semplice: chiunque lo voglia si avvicina a Giuseppe e lo abbraccia producendo uno scambio tra persone. Nulla di più e nulla di più significativo.  Il posto scelto dove far prevalere, di nuovo, il contatto umano con questa sua iniziativa non è per nulla casuale: l’East Side Gallery, cioè la parte Est del muro di Berlino simbolo, sino al suo abbattimento il 9 novembre del 1989, non solo della divisione in due dell’odierna capitale della Germania riunificata ma della contrapposizione tra blocchi tra Usa e Occidente da un lato e l’ex Urss, ora Federazione Russa, dall’altro. Era il periodo della Guerra Fredda cominciata dopo la conclusione del secondo conflitto mondiale quando c’era il famoso equilibrio del terrore. Giuseppe, addetto Lost and Found all’aeroporto di Berlino-Brandeburgo “Willy Brandt”, nei ritagli di tempo raggiunge Mühlenstrasse ed espone il cartello in cui offre l’abbraccio.

L’iniziativa- Incontriamo Giuseppe Salpietro proprio a Mühlenstrasse il 2 ottobre, il giorno prima la tradizionale festa annuale del 3 ottobre in cui i tedeschi celebrano la riunificazione della Germania avvenuta nel 1990, un anno dopo la caduta del muro. «Dopo due anni di pandemia è bello potersi abbracciare liberamente. A Berlino questo è stato il primo anno dove davvero si poteva fare tutto dopo le restrizioni e quindi gli abbracci non rappresentano più un problema» sorride Salpietro. In tanti lo fotografano e lui espone il cartello in cui ricorda la pagina Instagram “freeitalianhugs’’. Sul social network si possono scorgere gli abbracci di cui Giuseppe è stato protagonista in diverse parti del mondo: dal Sudamerica a Cracovia, da Dublino a Londra, Mosca, San Pietroburgo e Berlino con l’unico obiettivo di avvicinare le persone attraverso la gentilezza. «L’idea – ricorda Giuseppe – è nata a Londra dove da ragazzino ho vissuto 6 mesi facendo volontariato in un ostello. Lì ho conosciuto una ragazza londinese che mi ha ispirato». Dopo qualche minuto di conversazione, si fermano tre nostre connazionali in vacanza a Berlino. Sara, Alessia e Paola vengono da Rimini e non perdono l’occasione di abbracciare Giuseppe e la sua amica Maria che è con lui. Salpietro dice loro: «Attraverso l’abbraccio riesco a capire che tipo siano le persone che incontro, che è il motivo vero di “Free italian hugs’’. Ad esempio Sara è quella che abbraccia meglio, con più intensità. Però tutte e tre siete calorose» scherza con loro.

Il muro e la Berlino di oggi –La Berlino di oggi è una città multietnica nella quale convivono nuclei familiari e persone provenienti dall’Africa, dall’Asia, dal Sud America e ovviamente dall’Europa che si sono andati ad aggiungere ai tedeschi dell’Est e dell’Ovest. Sono oltre 700.000 gli stranieri a Berlino. Basta viaggiare sulla linea della metropolitana U6 per capire che i dati siano reali. Ma ciò che ha rappresentato la divisione in due della città è incarnata dal lungo muro costruito di fretta e furia dalla Ddr – la Repubblica democratica di Germania filosovietica per fermare l’emorragia verso la Repubblica Federale maggiormente sviluppata secondo molti – non è però del tutto scomparsa. Soprattutto nella parte orientale, al di là dei simboli che ricordano il ‘900, si scorgono frammenti di un tenore di vita in generale più basso. Per rendersene conto Basta guardare i palazzi, girare alcuni quartieri Est per rendersene conto e tanti senza fissa dimora che sopravvivono sotto alcuni ponti sovrastanti il fiume Sprea. Ma è il muro di Berlino il simbolo vero di come le decisioni geopolitiche possano allontanare famiglie intere per decenni, senza alcuna responsabilità. Lo è di più ad esempio anche del famoso Checkpoint Charlie, vecchio posto di blocco situato sulla Friedrichstraße, all’altezza dell’incrocio con Zimmerstraße che divideva la parte sovietica da quella statunitense di Berlino nel periodo della Guerra Fredda. L’area è oggi altamente turistica e consumistica con le sue catene di negozi d’abbigliamento di lusso, di souvenir e fast food. Chi vi transita lo fa perché attratto dall’attrazione e scatta sorridente una foto per i social, non certo per capire, in concomitanza con il 3 ottobre, che peraltro quest’anno ha avuto le sue celebrazioni maggiori in Turingia, la travagliata storia della Berino pre riunificazione. Discorso simile per la visita alla terrazza e alla cupola del Bundestag, il parlamento della Germania riunificata.  A Giuseppe Salpietro non va giù che la strada del muro di Berlino sia un posto visitato con superficialità. «Il 50% viene qui semplicemente per scattare una foto e metterla su Instagram, a partire dagli influencer. Molti non sanno cosa abbia rappresentato veramente il muro di Berlino, un incubo fatto di pietra che divideva famiglie e affetti. La memoria andrebbe preservata in ognuno di noi».

di Antonio Sabbatino

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