Sono gli occhi a mantenere il contatto con la speranza: “dietro alla mascherina – racconta Giuseppe Maienza, responsabile della mensa che la Società di San Vincenzo De Paoli gestisce a Porta Capuana – non si riesce a vedere il sorriso. Così devi imparare a sorridere con gli occhi ed a scandire il tuo ‘buongiorno’ a voce più alta”. E’ più difficile, ma i volontari, riescono ugualmente a trasmettere vicinanza a chi si rivolge a loro. “Andrà tutto bene”, dicono i ragazzi mentre consegnano il sacchetto con il pranzo a chi si mette in fila alla mensa. Ai tavoli, prima dell’emergenza Covid, si sedevano ogni giorno 20-30 persone. Oggi gli sforzi sono quadruplicati: sono 90-100 i pasti caldi che vengono quotidianamente distribuiti in tutta sicurezza. Gli ospiti fanno la fila all’esterno, nel rispetto delle distanze di sicurezza. Al cancello vengono fatti entrare uno alla volta, poi si avvicinano al tavolo e ritirano la loro sacca che contiene un vassoio, tovaglioli e posate, un frutto e spesso un dolce. “Se prima venivano prevalentemente extracomunitari – prosegue Maienza – ora accogliamo anche molti italiani, persone che hanno perso il lavoro, insieme a gente che, in qualche modo, riusciva a rimediare un panino o una pizza in qualche bar. Chi ha veramente bisogno lo riconosci subito, perché non fa rumore, resta lì fermo, in silenzio, a guardarti con occhi che implorano aiuto”. 
Ma, parallelamente all’emergenza, alla mensa di Porta Capuana è esplosa anche la solidarietà: “La generosità dei napoletani – racconta Carmela Palmese, Presidente del Consiglio Centrale di Napoli della Società di San Vincenzo De Paoli – è veramente sorprendente. Si sono moltiplicati non solo gli ospiti, ma anche le donazioni. Ed è cresciuto il numero dei volontari: sono tanti i giovani che hanno dato la loro disponibilità ad affiancarci al servizio nella mensa”. E anche la fantasia dei napoletani ci viene in aiuto. Raccontano i volontari: “Così, oltre alle nostre auto, c’è anche un radiotaxi che ci regala le proprie corse per andare a ritirare i prodotti alimentari offerti da negozi, che magari si trovano dall’altra parte della città”.
Tra i tanti volontari che si sono aggiunti in questa emergenza c’è Raffaele. Ma lui non è un “volto nuovo” per la mensa di Porta Capuana. Raffaele è proprio uno degli ospiti che, di tanto in tanto, consumava i pasti seduto a quei tavoli. E così, da quando è iniziata questa emergenza, Raffaele è saltato “dall’altra parte del bancone”: ora indossa camice, guanti e mascherina e, sette giorni su sette, aiuta a cucinare, preparare e distribuire i sacchetti. Questa epidemia ci insegna che il confine tra la “normalità” e la “povertà” è davvero molto sottile: “Anche noi volontari – confessa uno di loro – abbiamo le nostre difficoltà: io stesso, lavorando in una struttura ricettiva, in questo periodo mi trovo in cassa integrazione”. Una consapevolezza che emerge dalle parole di Antonio Gianfico, Presidente nazionale della Società di San Vincenzo De Paoli che osserva: “Tutto questo ci deve spingere a recuperare il senso della nostra fragilità e a metterla in gioco per il bene dell’umanità. Un sentimento che coinvolge le molte famiglie campane che stanno mettendo a disposizione le cucine delle loro case per preparare pasti caldi da consegnare a molti vicini, anziani, persone in difficoltà. Ecco che, accanto alla mensa organizzata, sorgono tante ‘mense spontanee’. E’ la solidarietà del buon vicinato che batte la paura della pandemia”.
Chi desidera potrà aiutare la mensa di Porta Capuana donando prodotti alimentari, mascherine, abiti in buono stato, coperte. E’ anche possibile contribuire con una donazione sulla piattaforma di crowdfunding.