ROMA. Nel 2011 sono state portate a termine almeno 5mila esecuzioni capitali in 19 stati, rispetto alle 5.946 del 2010. Un calo che si giustifica con il significativo calo delle esecuzioni stimato in Cina che sono passate dalle circa 5mila del 2010 alle circa 4mila del 2011. È il continente asiatico ad avere non solo il triste primato di esecuzioni, ma anche la quasi totalità dei casi. «Il trend mondiale verso l’abolizione di diritto o di fatto della pena di morte ha trovato una ulteriore conferma anche nel 2011 e nei primi sei mesi del 2012». È quanto assicura il rapporto 2012 sulla pena di morte nel mondo di Nessuno tocchi Caino, presentato questa mattina a Roma. Ad oggi, spiega il rapporto, i paesi che hanno deciso di abolire la pena di morte per legge o hanno deciso di non praticarla sono 155. Di questi, i Paesi totalmente abolizionisti sono 99, gli abolizionisti per crimini ordinari sono 7, quelli che attuano una moratoria delle esecuzioni sono 5, i Paesi abolizionisti di fatto, che non eseguono sentenze capitali da oltre dieci anni o che si sono impegnati internazionalmente ad abolire la pena di morte, sono 44. Sono 43, invece, i paesi che mantengono ancora la pena di morte, nel 2005 erano 54.
IN QUALI PAESI. Nel 2011 e nei primi sei mesi del 2012, non si sono registrate esecuzioni in 4 Paesi (Bahrein, Guinea Equatoriale, Libia e Malesia) che le avevano effettuate nel 2010. Viceversa, 4 Paesi hanno ripreso le esecuzioni: Afghanistan (2) e Emirati Arabi Uniti (1) nel 2011; Botswana (1) e Giappone (3) nel 2012. In Europa, la Bielorussia continua a costituire l’unica eccezione in un continente altrimenti totalmente libero dalla pena di morte. Nel 2011 due uomini sono stati giustiziati per omicidio e altri due sono stati fucilati nel 2012. Tuttavia, spiega il rapporto, in molti Paesi, per lo più autoritari, non ci sono statistiche ufficiali sull’applicazione della pena di morte. «In alcuni casi, come la Cina e il Vietnam, la questione è considerata un segreto di Stato e le notizie di esecuzioni riportate dai giornali locali o da fonti indipendenti rappresentano una minima parte del fenomeno. Anche in Bielorussia vige il segreto di Stato, retaggio della tradizione sovietica, e le notizie sulle esecuzioni filtrano dalle prigioni tramite parenti dei giustiziati o organizzazioni internazionali molto tempo dopo la data dell’esecuzione. In Iran, dove pure non esiste segreto di Stato sulla pena di morte, le sole informazioni disponibili sulle esecuzioni sono tratte da notizie selezionate dal regime e uscite su media statali o da fonti ufficiose o indipendenti». Esecuzioni tenute nascoste anche il Corea del Nord, Egitto, Malesia e Siria, mentre in Paesi come Arabia Saudita, Giappone e Singapore, le esecuzioni sono di dominio pubblico solo una volta che sono state effettuate.

di Davide Domella

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