La torciata coreografica, che di sera illumina più dei faretti bianchi il campo appena risistemato, restituisce una luce di speranza ai bambini di un rione troppo spesso dimenticato ma tenuto a galla dall’orgoglio di chi vi abita, pur tra mille difficoltà. Ora, finalmente, le Vele di Scampia hanno di nuovo una struttura sportiva degna di essere chiamata tale. Un campo da calcio completamente ristrutturato con nuove porte, nuove reti metalliche di protezione, nuove panchine, un nuovo terreno di gioco. È la Scampia del futuro quella che, come succede oramai da anni visto il processo di rigenerazione urbanistica e umana in atto, rifugge l’etichetta di giungla selvaggia da cui tenersi lontano.

Il progetto – L’obiettivo della ristrutturazione del campetto è stato possibile raggiungerlo grazie a diverse componenti. Numero uno: la raccolta fondi avviata tempo fa da Alfonso Avino de 1926 nel Mondo, informatico di Frattamaggiore residente a Barcellona che distribuisce gadget del Napoli calcio in giro per il globo. Gli oltre 2000 euro raccolti sono stati ovviamente utilissimi. Numero due: il sostegno economico e l’impegno a reperire materiali da parte dei fratelli Antonio e Gaetano Letizia, giocatore della Puteolana il primo e capitano del Benevento il secondo, nati e cresciuti nelle Vele. Terza componente, non meno importante: l’impegno costante del Comitato Vele di Scampia e dei suoi abitanti che non hanno mai mollato nemmeno in questa occasione. L’inaugurazione del campo nella serata di lunedì, alla presenza degli stessi fratelli Letizia (e di Glick, compagno di squadra di Gaetano nel Benevento), del cantante Luciano Caldore, anche lui abitante delle Vele, di Valerio Jovine, di Diego Armando Maradona Junior. Pochi rappresentanti istituzionali presenti: il presidente dell’Ottava Municipalità Nicola Nardella, il consigliere comunale Rosario Andreozzi e qualche esponente della Municipalità ottava.

La felicità della gente – Un campo di calcio rifatto in certi contesti è una vittoria quasi insperata, è qualcosa di diverso e di non scontato. Negli occhi e nel cuore dei genitori delle Vele, a partire da quelli che dimorano nella gialla più vicina alla struttura, traspare una gioia consapevole. «Mio figlio oggi ha 32 anni – afferma Titti – e mi ricordo quando giocava nel campetto malandato. Sapendolo lì mi sentivo più tranquilla perché ero conscia che attorno non ci fosse nulla». Ma tirare calci a una palla tra l’erba alta e le pietre, era comunque complicato. «E infatti accompagnavo con l’auto lui e i suoi amichetti a giocare altrove. Adesso, per i nostri nipoti, non sarà più così» aggiunge Titti. «Anche mio figlio di 6 anni Rosario finalmente potrà giocare su un campo vero, sono davvero felice» il laconico commento di Anna, con il bambino che non vede l’ora di entrare in campo come gli altri centinaia di coetanei. «Scampia è sempre stata emarginata, ci hanno dipinto sempre in un certo modo. I nostri nipoti finalmente avranno un campetto di calcio vero», è la riflessione di Patrizia.

Gli altri interventi – Dal comitato Vele Omero Benfenati sottolinea: «Tutti noi abbiamo giocato tra i ballatoi dei palazzi e l’amianto. Da piccoli, quando andavamo a 100 metri di distanza per fare una partita ci cacciavano perché eravamo quelli delle Vele. Questo campo è per le centinaia di bambini delle Vele ma non solo, tutti possono venirci. Senza la tenacia del Comitato e l’opera dei fratelli Letizia e di Avino tutto questo non sarebbe stato possibile perché le istituzioni latitano, anche sul processo di rigenerazione del Lotto M». Parroco in prima linea contro la camorra e presidente della squadra Oratorio don Guanella Scampia Calcio, don Aniello Manganiello fa un parallelismo con il passato. «Don Peppino Puglisi, appena arrivato al quartiere Brancaccio di Palermo, fece subito in modo di realizzare un campo di calcetto per portare via i ragazzi dalla strada. Quando io sono arrivato al Rione Don Guanella, ho costituito un’associazione sportiva». Ma garantire un campo di calcio ai bambini quando sarà la normalità? «Quando i cittadini acquisiranno la piena convinzione che la legalità conviene perché è una risorsa, una ricchezza a 360 gradi. È questa la strategia per cambiare la realtà che ci circonda» risponde don Aniello. Visibilmente contento è Gaetano Letizia, capitano del Benevento Calcio e figlio di Scampia. «Ci siamo impegnati con il cuore, vedere questi bambini felici è la vittoria più bella sul campo di calcio. Con i miei compagni di squadra abbiamo fatto un pranzo sulle Vele prima dell’estate e loro mi hanno detto che Scampia non è come la descrivono in tv». Alfonso Avino de 1926 nel Mondo spiega perché ha voluto impegnarsi. «Sono venuto alle Vele per portare dei palloni da calcio e il campo era in condizioni pietose. Ho chiesto cosa potesse servire per rifarlo, ovviamente si trattava di trovare dei soldi. E quindi ho fatto partire questa raccolta fondi tramite il mio profilo Instagram, l’ho pubblicizzata tramite anche alcuni giornalisti sportivi». «Io giocavo su un campo di terreno, non avevamo nemmeno l’ascensore quando siamo arrivati dopo il terremoto del 1980» fa un tuffo nel passato anche il cantante Luciano Caldore esibitosi con Valerio Jovine durante la serata.

di Antonio Sabbatino

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