ROMA. «Stanotte abbiamo sentito degli spari, ma oggi ci hanno detto che erano colpi accidentali sparati durante i pattugliamenti. La città è presidiata dalle truppe governative e non si hanno notizie di ulteriori avvicinamenti dei ribelli a Bangui.
LA SITUAZIONE. Dalle 19 alle 5 c’è il coprifuoco che condiziona anche l’arrivo dei pazienti al Centro pediatrico: abbiamo ricevuto l’ultimo di ieri alle 18 e i primi stamattina dopo le 6. Solo un bambino è arrivato stanotte: aveva una gravissima anemia e 1,5 di emoglobina a causa della malaria non curata, in questi giorni in cui tutti hanno paura di uscire di casa. L’abbiamo trasfuso, ma non ce l’ha fatta: è morto un’ora fa». Sono parole di Ombretta coordinatrice del Centro pediatrico allestito da Emergency a Bangui, Repubblica Centrafricana. Nella capitale dalla fine dell’anno è alta la tensione a causa dell’avanzata dei ribelli della coalizione Seleka.
L’APPELLO. «Al momento la situazione in città è calma, ma si vive nell’ansia dell’incertezza dopo che i ribelli hanno preso il centro strategico di Sibut (160 Km da Bangui)» dicono all’Agenzia Fides fonti locali da Bangui, dove è stato proclamato il coprifuoco. Sul piano politico e militare, i Paesi dell’Africa centrale hanno deciso l’invio della Forza Multinazionale dell’Africa Centrale (FOMAC), ed hanno invitato il governo di Bangui e i ribelli ad una trattativa da tenersi in Gabon. Il comandante della FOMAC ha lanciato un ultimatum alla dirigenza della Seleka per impedire un’eventuale avanzata su Bangui. I ribelli, da parte loro, hanno annunciato di aver interrotto le operazioni militari e di essere disponibili al dialogo.
«In questa situazione di crescente instabilità chiediamo che tutte le parti in conflitto garantiscano la tutela degli operatori sanitari che continuano a lavorare a favore della popolazione civile», dicono quelli di Emergency.

di Francesco Gravetti 

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui