resit_giuglNAPOLI – Pubblichiamo in esclusiva il cosiddetto “rapporto Balestri”, la corposa relazione tecnica di 290 pagine frutto di due anni di lavoro da parte del geologo toscano Giovanni Balestri sulla cosiddetta “area vasta” di Giugliano, dove sorge la famigerata discarica Resit nella quale è stato sversato ogni sorta di rifiuto industriale, compresi i fanghi tossici e pericolosi dell’Acna di Cengio. Il “rapporto” è stato stilato dall’esperto in base all’incarico affidatogli nel 2008 dal pm napoletano Alessandro Milita ed è stato consegnato al magistrato nel 2010.
IL RAPPORTO – Il rapporto Balestri può essere divulgato oggi dal momento che è rimasto per qualche anno “secretato” in quanto parte integrante della delicatissima indagine sugli interramenti di rifiuti tossici nella Resit da parte della camorra e sulla gestione della discarica che era di proprietà dell’avvocato Cipriano Chianese. L’inchiesta condotta dalla Procura di Napoli ha portato all’attuale processo a carico di 38 imputati che si sta svolgendo dinanzi alla V sezione della Corte d’Assise di Napoli e il rapporto è entrato nelle carte processuali divenendo così conoscibile.
LE IPOTESI, DA DISASTRO AD AVVELENAMENTO – Le ipotesi del processo vanno dal disastro ambientale all’avvelenamento della falda. Accuse gravissime per le quali (ed è la prima volta che accade in Italia) un processo per reati ambientali viene giudicato in Assise con tanto di giuria popolare, dove di solito si giudicano gli omicidi. Secondo il geologo Balestri la contaminazione in corso nell’area vasta di Giugliano, è così grave che ¬ come risulta anche dagli atti dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti ¬ entro il 2064 provocherà un disastro ambientale totale, quando cioè il percolato altamente tossico che «fuoriesce inesorabilmente dagli invasi sarà completamente penetrato nella falda acquifera che è collocata al di sotto dello strato di tufo sopra il quale si trovano le discariche. I veleni contamineranno decine di chilometri quadrati di terreno e tutto ciò che lo abiterà».
LE FUMAROLE TOSSICHICHE DAL SOTTOSUOLO – Attualmente, come è noto, nell’area vasta sono in corso lavori di messa in sicurezza da parte del commissario alle Bonifiche Mario De Biase. Consistono nell’emungimento del velenoso percolato e nello spegnimento delle fumarole tossiche che si sprigionano dal sottosuolo. Ma la bonifica definitiva dell’area appare complicatissima perché richiederebbe un enorme impiego di capitali pubblici. Lo stesso De Biase l’estate scorsa, in un’intervista al Corriere del Mezzogiorno, ha paragonato l’area Resit a Chernobyl, spiegando che per evitare il disastro la soluzione più sicura sarebbe quella di realizzare un enorme sarcofago sotterraneo in cemento armato.
IL DOCUMENTO ELENCA I VELENI PERICOLOSI – Il documento che pubblichiamo (è stato poi integrato nel 2011 da una seconda versione sulla base di nuove rivelazione del pentito casalese Vassallo) è sostanzialmente una lunga relazione tecnica, di conseguenza sarà poco agevole da “decifrare” per i lettori che non abbiano specifiche conoscenze di geologia e di chimica. Tuttavia, anche se impegnativa, la lettura è importante per capire la quantità e la “qualità” dei pericolosissimi inquinanti scaricati nel corso degli anni all’interno dell’area Resit: almeno 350mila tonnellate di prodotti chimici tossici e nocivi provenienti dalla famigerata Acna (e non solo) e scaricati in quell’area da centinaia di camion “con file di automezzi che arrivavano a misurare un chilometro e mezzo” come ha raccontato il pentito Gaetano Vassallo ai magistrati antimafia.

di Roberto Russo (corrieredelmezzogiorno.it)

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