Un contesto territoriale difficile su povertà, opportunità occupazionale, natalità, prospettiva di vita. L’ultimo dossier della Caritas campana, che si riferisce all’anno 2021, presentato questa mattina nella Sala degli Angeli dell’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa e che raccoglie dati dai Centri di ascolto diocesani e parrocchiali della Campania, relega sui bassifondi della classifica la regione Campania rispetto alla condizione socio-economica degli abitanti, italiani e stranieri, Tra le maggiori preoccupazioni, i dati sull’occupazione femminile, sulla natalità, prospettiva di diminuzione della popolazione locale e l’emigrazione in altri contesti italiani dei giovani.

I numeri ai Centri d’Ascolto della Caritas e i numeri della povertà

Nel 2021 nei Centri di Ascolto della Caritas della Campania si sono recate in totale 8.666, rispetto alle 8173 del 2019. Niente di paragonabile ai 14.662) con una crescita pari al 79,4%) nell’anno nero del Covid, ossia il 2020. Degli 8.666 soggetti del 2021 nella maggioranza dei casi si tratta di nuclei familiari cosa che, direttamente o indirettamente, ha permesso a 27000 persone di ricevere aiuti dai CdA. A prevalere come numero di chi ha chiesto aiuto ai Centri di Ascolto della Caritas regionale, gli italiani con il 76,3% pari a 6.610 presenze. Il 44,2% di chi si è rivolto nel 2021 ai CdA ha conseguito la licenza media è del 44,2%, il 18,8% di scuola elementare e il 27,6% ha completato il ciclo di studi di scuola superiore.

Il dramma occupazione, le donne penalizzate

Secondo l’Istat nel 2021 si sono registrati 1,9 milioni di persone in povertà assoluta. In Campania la povertà nel 2021 ha raggiunto il 22,8%, seconda al Sud solo alla Puglia (27,5%), confermando la forte disparità tra il Centro Nord e il Mezzogiorno. Il divario è ancora più notevole se si fa il raffronto tra Bolzano e la Campania relativamente all’occupazione nella fascia 15-64 anni: nel primo caso è del 70,7%, nella nostra regione è di 30 punti percentuali in meno (secondo i dati Eurostat). Ancor più penalizzate le donne, in Campania come in tutto il Sud con solo il 33% delle occupate. Va ancora peggio nel territorio regionale, con appena il 29,1%. In relazione a ciò, nei Centri d’ascolto della Caritas si è recata una percentuale di donne pari al 57,6%. In Campania, le donne con il diploma è soltanto del 64% (il dato nazionale è del 76,4%).

Le forme di sostegno economico

Dipinto questo quadro disperato, non sorprendono gli alti numeri di sostegni economici in Campania circa il Reddito di cittadinanza e Pensione di cittadinanza. Il 22% della platea al giugno 2022, conferma il territorio campano come quello dove maggiormente si è richiesto e ottenuto tali forme di sussidio. In termini di nuclei familiari parliamo di 335.21 per un totale di persone coinvolte pari a 842.442. La regione ha anche il record dell’importo medio mensile più elevato pari a 619,42 euro.

La diminuzione dei numeri degli abitanti e le speranze di vita attenuate

Emblema di questa situazione è la diminuzione della popolazione della Campania.  Al primo gennaio 2022 risultavano sul territorio 5.869.965, al primo gennaio 2015 erano 5.590.681, per una differenza pari a 279.284 abitanti in 7 anni, paragonabile all’intera popolazione della provincia di Benevento. Negli ultimi 10 anni, sono stati circa 1 milione 139mila i movimenti in uscita dal Sud e dalle Isole verso il Centro-nord e circa 612mila quelli sulla rotta inversa per una perdita netta di 527mila residenti, pari cioè a un’intera regione come la Basilicata. Anche in questo caso, maglia nera per la regione Campania da cui si parte di più dal Mezzogiorno, pari al 29% delle cancellazioni dal Mezzogiorno). A prevalere, la componente giovanile: nel 2020, quasi due immigrati su cinque erano compresi tra 25 e 34 anni. Negli ultimi dieci anni, il 41% dei cittadini italiani di 25-34 anni partiti dal Mezzogiorno verso il Centro Nord erano in possesso almeno di una laurea, uno su tre, con diploma. Sempre in riferimento all’anno 2021, le speranze di vita in Campania si sono attestate a 78,3 anni per gli uomini ed a 82,9 anni per le donne. Il valore nazionale è di 80,1 anni per gli uomini e 84,7 anni per le donne. In Campania, rispetto al 2019, l’aspettativa di vita è diminuita di 1,2 anni.

Le Reazioni

 «I numeri che spaventano di più – sottolinea il presidente della Fondazione con il Sud, Carlo Borgomeo intervenuto alla presentazione del dossier questa mattina – sono quelli della povertà assoluta che è l’indice sintetico, il dato più clamoroso. La grande questione dal mio punto di vista è capire che questi non sono temi per brava gente che se ne occupa e cerca di mettere pezze ai problemi. Queste dovrebbero diventare le priorità nell’agenda politica e quindi in Campania come in tutto il Sud, le istituzioni, la politica, gli opinion leader dovrebbero mettere queste cose al primo posto. Non solo perché sono questioni di giustizia, ma perché se non si risolvono queste questioni parlare di sviluppo economico è ululare alla luna». Gli fa eco don Carmine Schiavone delegato regionale della Caritas che dice: «L’alta percentuale di disoccupazione e quindi di persone che non trovando lavoro impattano tantissimo sulla misura di contrasto alla povertà del reddito di cittadinanza che vede la Campania, come l’intero Mezzogiorno, percettore per eccellenza». Secondo Schiavone «va superato il concetto del delegare» sull’aiuto a chi è indigente, dato che è la Caritas con pochi altri enti a farsi carico della maggior parte delle esigenze dei più fragili. Un concetto a cui si aggancia mons. Antonio De Luca, vescovo di Teggiano-Policastro e facente parte della delegazione regionale Caritas, quando parla «del desiderio di cooperazione» che «diventa ancor più forte nel momento storico attuale, in cui se da un lato emergono tante difficoltà, dall’altro si è presenza di un’occasione unica quale quella offerta dal Pnrr, che mette a disposizione ingenti fondi economici». Il governatore della Campania Vincenzo De Luca, nel suo intervento a commento del dossier, ravvisa un allarme: «Il tema del Mezzogiorno è stato cancellato dal dibattito pubblico in Italia, nessuna forza politica lo assume come tema rilevante per lo sviluppo del Paese. Lo sviluppo del Sud – aggiunge – richiede politiche di medio e lungo termine».

di Antonio Sabbatino

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui