Una legge regionale che sancisca il diritto alle cure riabilitative per persone che soffrono di gravissime malattie psichiche e sensoriali. È quanto richiesto dal Comitato Diritto alla Cura che in soli 4 mesi ha raccolto 11.562 firme (più altre 800 che vari Comuni non sono riusciti ancora a trasmettere), presentate quest’oggi al consiglio regionale della Campania. Con tale iniziativa popolare – le adesioni sono andate avanti per 4 mesi in diversi territori regionali, da Salerno a Benevento a Napoli, superando di gran lunga la soglia minima prevista di 10.000 firme –  i promotori intendono chiedere che, entro i 90 giorni previsti dopo la presentazione delle firme stesse, il consesso regionale discuta la proposta di una legge per individuare delle codificazioni specifiche rispetto alle patologie mentali pesanti e le relative cure. Il Comitato Diritto alla Cura contesta il contenuto della delibera regionale 164/22 che prevede che dopo 180 giorni le cure riabilitative di un paziente siano tenute non più in un presidio residenziale, ma al massimo solo in quello assistenziale. Ora la palla passerà al consiglio regionale, che avrà 3 mesi di tempo per costruire la legge dando per scontato la sensibilità rispetto all’argomento.

La presentazione –  Soddisfazione dinanzi all’edificio F13 del Centro Direzionale, sede del consiglio regionale della Campania, per la presentazione delle 11.562 firme. Gerardo Pagano primo firmatario della proposta di legge e operatore ultraventennale nel settore della riabilitazione, spiega: «La nostra proposta è di istituire quanto già deciso a livello nazionale ossia un regime assistenziale residenziale già previsto dal progetto Mattoni, approvato nel 2003 dalla conferenza Stato-Regioni, perché ci si è accorti che a livello nazionale c’erano 20 sistemi diversi (il codice specifico è RR2 ndr.). Occorre anche per la Regione Campania avere una codificazione unica dedicata solamente a questa tipologia di utenza di chi soffre di malattie psichiche gravi». Antonella Derna, operatrice di un centro di riabilitazione a Nocera Inferiore, che ospita 130 persone, presente anche lei stamani alla presentazione delle firme, batte su un tasto mai pigiato abbastanza. «Ci vorrebbero meno tagli sulla sanità. Noi lavoriamo con celebropatici, che scontano gravi insufficienze mentali e che hanno un lento recupero funzionale. A volte un anno, due anni, tre anni di riabilitazione non bastano. In strutture residenziali ci sono professionalità valide e strumenti adatti – aggiunge Derna – ma ora stando a quanto prevede la delibera 164, dopo 180 giorni i pazienti danno in Residenze assistenziali assistite dove il personale è inferiore. Ci siamo dimenticati tutti i morti al loro interno nel periodo più duro della pandemia?».

Parola ai familiari – Convivere con una persona che sconta deficit mentali gravi, è qualcosa di pesante che solo chi vive la situazione può raccontare. Tra questi c’è Antonio Casale padre di 38enne affetto da autismo e punto di riferimento nel salernitano di altri genitori con situazioni simili in famiglia. «Le difficoltà aumentano giorno per giorno, a partire da quelle burocratiche. Le pare normale che io ogni 6 mesi devo andare dal medico specialista per far rinnovare la terapia che si chiama ex articolo 26 perché non c’è un nome appropriato? Speriamo di arrivare a nuove procedure grazie a questa proposta di legge di iniziativa popolare presentata». Antonio poi mette l’accento su un’altra questione forse ancora troppo sottaciuta. «Alcuni disabili in Campania non sono nemmeno conosciuti, vengono lasciati nelle loro case per volontà dei genitori. La famiglia di un’amica di mio figlio, anche lei disabile, ha preferito tenere la donna a casa perché stanche di adempiere a intervalli regolari alle procedure per l’accesso alle cure. Io non sono d’accordo con questa scelta, ma il tema si pone». Annarita Ruggiero del comitato civico #iosononicolo, madre di un bambino disabile di 10 anni cerca di guardare avanti. «Dopo la battaglia vinta per la presentazione delle firme per chiedere al consiglio regionale di approvare la legge di iniziativa popolare, passeremo a richiedere delle linee guida sull’autismo. Quelle nazionali che ci sono inficiano tutto il lavoro fatto sugli autistici, di vario livello ed età, perché si uniformano le terapie. Dopo anni di ricerca scientifica, adesso ci vediamo catapultati in 15 anni indietro, si torna al vuoto». Annarita auspica unità in questa nuova sfida, chiedendo anche l’istituzione di «un comitato tecnico-scientifico con la presenza di esperti ma anche dei genitori che vivono 365 giorni all’anno la problematica dei figli autistici. Sui vari territori della Campania e nelle varie Asl c’è disparità rispetto alle ore settimanali di riabilitazione, ci sono famiglie che addirittura cambiano residenza per permettere ai loro figli di usufruire di un numero maggiore di ore di terapia. Questa differenza va colmata».

di Antonio Sabbatino

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