ROMA. E’ l’epoca delle diseguaglianze quella contenuta nel “Rapporto sui diritti globali” della Cgil, giunto alla sua decima edizione e presentato  a Roma. I dati dipingono un quadro drammatico in Italia e in Europa. Aumenta la disoccupazione, viene smantellato lo stato sociale, ci sono i tagli alla spesa pubblica e un impoverimento dei redditi: sono tutti fattori che spingono a dire che “la Grecia è vicina”, come titola quest’anno il rapporto. Ci sono diritti persi, negati e, solo qualche volta, conquistati. «il Governo Monti non si è distaccato dal pensiero unico europeo e sta tentando di ridurre il welfare italiano. Il riequilibrio dei conti pubblici è necessario ma non si può realizzarlo aumentando lo spread sociale interno quando sarebbe necessario produrre maggiore coesione e ridurre le disuguaglianze esistenti tra percettori di reddito e contribuenti», ha affermato il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso.
SACRIFICI A SENSO UNICO. «L’Europa dei Governi – osserva Camusso – ha imboccato una strada molto diversa da quella tracciata dalle istituzioni europee: ha scelto il ripiegamento su se stessa invece dell’espansione, la crescita differenziata invece che comune, la competitività verso la riduzione del benessere invece che orientata all’investimento in sapere, ricerca e innovazione.  E Monti – aggiunge – ha imposto sacrifici a senso unico che hanno colpito i più deboli». Il Governo tecnico, secondo il segretario generale della Cgil «non ha scelto di aggredire i nodi strutturali della scarsa competitività italiana e ha utilizzato l’emergenza economica per produrre ulteriore compressione dei redditi popolari e peggioramento delle condizioni di lavoro e vita». In più, «la concertazione con le parti sociali è stata sostituita da accordi con Confindustria». La Cgil, assicura Camusso , continuerà «a mobilitare i lavoratori per impedire che vengano ulteriormente cancellati diritti di cittadinanza e di lavoro consolidati nei decenni». Nell’intervento di presentazione, lo scrittore Sergio Segio ha affermato che: «La crisi è una nuova forma di guerra: la prima guerra mondiale della finanza che ha provocato l’11 settembre dello stato sociale e dei diritti in generale».
IL POTERE FINANZIARIO IN MANO A POCHI. A pagare i costi della crisi, sottolinea Segio, curatore della pubblicazione, sono «il mondo del lavoro e i più deboli. Dal 2008 al 2011 le voci principali di spesa sociale hanno avuto tagli complessivi di quasi l’80%, passando da 2 miliardi e mezzo di euro a soli 538 milioni. Nel 2013 quell’importo risulterà ulteriormente dimezzato, arrivando a circa 270 milioni di euro». Tutto ciò accade mentre «il potere finanziario è concentrato in pochi enormi gruppi che decidono sui debiti sovrani, sulle materie prime, sulla ristrutturazione e la localizzazione delle grandi imprese produttive e sull’orientamento delle politiche economiche». Tra le altre vittime della crisi, secondo Segio, ci sono anche la “democrazia” e le“parole”.

di Mirella D’Ambrosio

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui