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Da Sarno fino in Brasile per adottare 3 bambini: la storia dei “campioni di accoglienza”

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foto_bambini SALERNO – Elia, è un’estetista di 32 anni. Il marito, Michele, un postino di 31. Si sposano giovanissimi, rincorrendo lo stesso sogno: costruire una famiglia. Un desiderio che inizia pian piano a prendere forma attraverso l’ipotesi di una parola sussurrata piano: adozione. Un percorso, pensato e voluto, che la coppia concretizza ed intraprende senza esitazione nel 2013, quando decide di affidarsi all’ associazione “Amici dei bambini”, avviando così l’iter di un’adozione internazionale. Elia e Michele hanno le idee chiare, vorrebbero un bimbo piccolo da accudire, ma per loro, il destino ha in mente tutto un altro progetto. «C’erano – dichiara Michele – 3 fratelli in stato di adottabilità in Brasile. Ci hanno riferito che l’età non rispecchiava quella che avremmo voluto, ma dopo un momento di timore, il nostro è stato subito un si». Così, il 25 ottobre del 2015, nasce una seconda lunga storia d’amore. Due biglietti di sola andata per il Brasile, due mesi di permanenza, e il ritorno in Italia poi, con il cuore che si dilata, con tre spazi in più. A Sarno, Elia e Michele, rimettono piede con la loro grande famiglia: Bruno e Alezandre, gemellini di 4 anni, e Gabriela di 11. Una strada, la loro, non priva di difficoltà: le lungaggini burocratiche, i tempi di attesa che si dilatavano, la difficoltà della lingua, la paura di non essere accettati, il dover fronteggiare il trauma dell’abbandono di 3 bambini, vissuti fino al momento dell’inserimento in una casa famiglia, in condizioni precarie e destabilizzanti. La paura di non essere accettati, la paura di non accettare. Il pregiudizio degli altri. La preoccupazione di non essere in grado, di non saper cosa fare, di non saper mai cosa dire.

AI.BI. – Ostacoli, che sono stati però superati grazie all’unione e alla forza della coppia, ma anche all’aiuto e al supporto di Ai.bi. «Ci sono stati sempre accanto – dichiarano – ed ancora adesso rappresentano per noi un punto di riferimento fondamentale». Michele ed Elia, sono diventati, senza volerlo, un esempio che li ha portati ad essere nominati “Famiglia accoglienza dell’anno”. Nella loro casa a Sarno, la vita oggi scorre tra sorrisi e caramelle di ogni tipo. Le stanze sono piene di giochi, pennarelli e fogli che in un niente si trasformano in disegni super colorati che raffigurano immensi cuori con dediche. “Ti amo – dice il piccolo Bruno – ma il mio cuore non te lo do se prima non mi dai un grande bacio”. Gabriela, Bruno e Alezandre, sorridono felici. Elia, accoglie tra le sue braccia Alezandre, e mentre racconta guarda con dolcezza Gabriela, intanto Bruno sembra voler mangiare il papà di carezze. «Se potessimo ritornare indietro, rifaremmo tutto, non c’è stato mai un giorno di ripensamenti, mai un giorno di “chi me l’ha fatto fare”. Sono figli miei e niente potrà mai separarci. A chi mi dice “hai fatto un’opera di carità” rispondo, che no, non ho fatto nessuna carità. Tutte le difficoltà che abbiamo superato sono state una contrazione, uno spasmo, un dolore, e la felicità che loro mi hanno donato, facendomi diventare mamma, non potrà mai eguagliarsi a nulla».

di Carmela Cassese

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