Il GSE (Gestore dei Servizi Energetici) ha reso disponibile sul proprio sito il Portale per la presentazione delle istanze di accesso agli incentivi per i gruppi di autoconsumo e le Comunità energetiche. Le comunità rappresentano un soggetto giuridico formato da più membri i quali, insieme, danno vita a un gruppo di consumatori che condividono l’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili con benefici economici, sociali e ambientali che si riversano su tutto il territorio. Farne parte inoltre consente di accedere a determinati incentivi nonché la possibilità di “valorizzare” l’energia immessa in rete mediante la richiesta, da fare al GSE, del ritiro alle condizioni del Ritiro Dedicato o vendendola sul libero mercato.

Per quanto riguarda le istanze di accesso agli incentivi possono essere trasmesse soltanto in forma telematica mediante il Portale del GSE, accedendo all’Area Clienti, e mediante l’utilizzo dell’applicazione “SPC-Sistemi di Produzione e Consumo”. Numeroso è il parterre di guide online che il Gestore dei Servizi Energetici ha messo a disposizione degli aderenti onde evitare errori, come la Guida Web al Portale SPC, che guida l’operatore alla compilazione della richiesta sull’applicazione SPC, e le Regole Tecniche, necessarie affinché si verifichi, prima dell’invio dell’istanza, che la configurazione per la quale si richiede l’accesso possegga già tutti i requisiti previsti.

La Comunità Energetica Rinnovabile si configura come una opportunità di crescita per tutti i soggetti coinvolti, capace di apportare benefici all’ambiente e alla società. Ricordiamo, a esempio, che non vi sono costi per la realizzazione di infrastrutture elettriche di collegamento tra i vari consumatori, in quanto si applica la condivisione dell’energia in maniera “virtuale”, ovvero calcolata sulle misure dei contatori dell’energia immessa dall’impianto di produzione e prelevata da ciascun consumatore, ovvero su elementi già esistenti. Dal punto di vista sociale il meccanismo della condivisione crea un sentire comune, un senso di appartenenza che può portare a promuovere nuove iniziative ecosostenibili con una ricaduta positiva per il territorio sul quale la comunità è situata.

La norma transitoria che regola le Comunità energetiche (Deliberazione n. 318/2020/R/EEL dell’ARERA e il DM 16 settembre 2020) ha certamente ancora dei punti deboli, ad esempio non ha incluso una serie di potenziali soggetti interessati a far parte di una Comunità energetica.

Tuttavia, con lo schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva (UE) 2018/2001 sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili (Atto del Governo n. 292), che ancora deve completare il suo iter di approvazione, si supererà questo limite. Infatti vengono introdotti come soggetti membri che possono avere poter di controllo all’interno della Comunità anche “gli enti di ricerca e formazione, del terzo settore e di protezione ambientale nonché le amministrazioni locali contenute nell’elenco delle amministrazioni pubbliche divulgato dall’Istituto Nazionale di Statistica secondo quanto previsto all’articolo 1, comma 3, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, che sono situati nel territorio degli stessi Comuni in cui sono ubicati gli impianti per la condivisione di cui al comma 2, lettera a)” (articolo 31 dell’Atto del Governo n. 292).

Una configurazione futura foriera di numerose possibilità per il mondo dell’associazionismo che, proprio in virtù del binomio ambiente/giustizia sociale, potranno trovare nelle Comunità Energetiche un valido strumento per perseguire le proprie finalità a promozione e tutela di coloro a cui è dedicato il loro servizio.

La sostenibilità rappresenta sempre più l’elemento indispensabile per la salvaguardia della vita umana e di altre numerose specie del Pianeta Terra, e negli ultimi decenni si è compreso come non possa essere disgiunta dalla giustizia sociale. Per questa ragione l’associazionismo, il volontariato, il multiforme mondo del terzo settore guarda con entusiasmo alla nascita anche in Italia delle Comunità Energetiche, capaci di creare un senso condiviso dell’etica sostenibile, mediante la messa a disposizione di ciò che si ha, come uno spazio per l’installazione di un impianto a esempio di natura fotovoltaica, o condividendo l’utilizzo dell’impianto stesso, o semplicemente mettendo a disposizione i propri consumi.

di Cristiano M. G. Faranna

 

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