AfriqueROMA – Ogni anno circa 1/3 di tutto il cibo prodotto per il consumo umano nel mondo viene sprecato o buttato. Il volume complessivo dello spreco di cibo è stimato in 1,6 GigaTonnellate, 1,6 miliardi di tonnellate, di ‘prodotti primari equivalenti’, mentre lo spreco totale della parte commestibile di questo cibo si stima in 1,3 GigaTon, 1,3 miliardi di tonnellate di cibo mangiabile che finisce nella spazzatura. Per dare un’idea, la produzione agricola totale, per uso alimentare e no, si attesta a 6 GigaTon, 6 miliardi di tonnellate. A fornire i dati è la Fao con il rapporto ‘The food wastage footprint – Impacts on natural resources’ (‘L’impronta ecologica dello spreco di cibo – Impatti sulle risorse naturali’), il primo studio a focalizzarsi specificamente sulle ripercussioni ambientali dello spreco di cibo, già di per sé intollerabile di fronte alla fame che attanaglia tanta parte del mondo. Il rapporto è stato presentato oggi nella sede Fao di Roma.
Passando all’impatto ambientale, emerge che per quanto riguarda le emissioni di gas serra legate allo spreco di cibo, le emissioni di carbonio legate al cibo prodotto e non mangiato si stimano a livello globale in 3,3 GigaTon, 3,3 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente. Con questi valori, sottolinea la Fao, “lo spreco di cibo si classifica come la terza fonte di emissione dopo Usa e Cina”. Passando al consumo di acqua, l’impronta idrica dello spreco di cibo – cioè il consumo di acque superficiali e sotterranee – equivale a 250 chilometri cubi di ‘oro blu’, grosso modo la portata annuale del fiume Volga o 3 volte il lago di Ginevra. Se passiamo al consumo di terra, il cibo prodotto e gettato via ne occupa 1, 4 miliardi di ettari, quasi il 30% della superficie agricola mondiale.
Ma lo spreco di cibo ha, naturalmente, anche un costo economico, che è pesante. Il rapporto Fao ‘The food wastage footprint – Impacts on natural resources’ (‘L’impronta ecologica dello spreco di cibo – Impatti sulle risorse naturali’) segnala infatti che il consumo a vuoto di terra, acqua e biodiversità, così come gli impatti negativi dei cambiamenti climatici rappresentano “un enorme costo per la società che ancora deve essere quantificato”. Il costo economico diretto dello spreco di cibo e di prodotti agricoli rappresenta – pesce e frutti di mare esclusi – ammonta a circa 750 miliardi di dollari ogni anno (basandosi sul solo prezzo alla produzione), una somma equivalente al Pil della Svizzera.
 
“Tutti noi – produttori agricoli e pescatori, trasformatori di cibo e supermercati, governi locali e nazionali, singoli consumatori – dobbiamo operare un cambiamento ad ogni livello della catena alimentare umana e prevenire lo spreco di cibo in primo luogo- dice il direttore generale della Fao Jose Graziano da Silva, in conferenza stampa- e provvedere comunque al riuso o al riciclo quando non possiamo evitarlo”. Insomma, “semplicemente non possiamo consentire che 1/3 di tutto il cibo che produciamo finisca nella spazzatura o sia perso a causa di pratiche non appropriate- sottolinea con forza da Silva- il tutto mentre 870 milioni di persone soffrono la fame ogni giorno”.

Agenzia Dire (dire.it)

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