Una carovana nazionale che, confluendo da diverse aree del Paese, si riunirà sabato mattina alle 11.30 in piazza del Gesù per un lungo corteo e una successiva assemblea con un solo obiettivo: no a ogni tentativo di privatizzazione dei servizi idrici, specialmente al Sud come l’articolo 6 del disegno di legge delega sulla Concorrenza in qualche modo rischia di favorire. A organizzare la mobilitazione i vari movimenti territoriali che aderiscono al Forum Nazionale sull’acqua pubblica, comprese le realtà di Napoli unica città che ha attuato il referendum del 12 e 13 giugno del 2011 con cui si sbarrava ogni tentativo di conferimento ai privati e società la gestione del ciclo delle acque. Proprio la richiesta di rispettare la volontà popolare espressa oramai 10 anni fa (i 4 quesiti superarono il quorum con oltre il 50%), quasi del tutto disattesa, è alla base delle iniziative pubbliche compresa la conferenza stampa di quest’oggi a Manitese di piazza Cavour per promuovere il corteo napoletano di sabato. La volontà politica di rispettare il referendum sull’acqua pubblica mostrata dall’allora amministrazione comunale di Luigi de Magistris, legittima la scelta di Napoli come luogo dell’approdo della carovana nazionale sul tema idrico. Da quella scelta nacque la società Acqua Bene Comune, che con i possibili cambiamenti rispetto alla ripartizione delle risorse che i nuovi interventi legislativi potrebbero portare, avrebbe seri problemi a ricevere i fondi necessari per continuare la propria attività.

Parola al docente –Alberto Lucarelli, ordinario di Diritto Costituzionale della Federico II, che promosse il referendum del 2011 (fu anche assessore in quel periodo dell’amministrazione de Magistris), appare fortemente preoccupato. «Ogni tentativo, con una legge ordinaria, di dare vita alla privatizzazione del sistema idrico è in contrasto con la Costituzione e con quanto affermato dalla Corte Costituzionale che in maniera molto chiara disse come viga il vincolo referendario. E il Parlamento deve attenersi a quanto detto dal referendum, tra l’altro formalizzato dal decreto del presidente della Repubblica». Il Pnrr, il piano di ripresa economica, destina 4 miliardi per il servizio idrico. Pochi per il reale fabbisogno della popolazione, ma boccone ghiotto per le società private di accaparrarsi la gestione del servizio idrico. La Costituzione, la democrazia e la volontà dei cittadini sono state vandalizzate – aggiunge il professor Lucarelli – Mi preoccupa che ci siano gli interessi dei privati. A 10 anni dal referendum abbiamo oggi l’articolo 6 del disegno di legge delega sulla Concorrenza che, l’abbiamo spiegato, non c’entra niente con il monopolio naturale come possono essere i servizi a rete. In Costituzione l’articolo 43 parla dei monopoli naturali gestiti da soggetti da diritto pubblico». L’ex assessore comunale ricord anche come «il Ministero per la transizione ecologica nel maggio del 2021 ha adottato un provvedimento che colpisce determinate realtà, soprattutto del Sud, compresa la società di Napoli Abc, dicendo che se entro il 30 settembre non si vanno degli adeguamenti amministrative perde il 70% delle risorse. Se lo si fa entro il 30 giugno puoi accedere solo al 30%. Così si amplia la differenza tra chi può accedere ai fondi, soprattutto i grandi player del Nord che si sono aggregate alle risorse pubbliche. Chiediamo di ritirare il provvedimento del Mite che va contro i principi fondativi della Costituzione e dell’Unione Europea. C’è bisogno di intraprendere una battaglia politica dentro e fuori il Parlamento».

La tenacia di Padre Alex Zanotelli – Strenuo difensore del diritto di tutti di accedere alle risorse idriche e grande oppositore delle mire dei privati, è il padre comboniano Alex Zanotelli che dà appuntamento a domani in piazza del Gesù. «I 4 miliardi del Pnrr sono effettivamente molto pochi per l’acqua. Solo per il risanamento della rete idriche ce ne vorrebbero molto di più. Questi soldi, temiamo, finiscano nelle mani delle multiservizi del Nord per fare cosa? Per gestire industrialmente e quindi privatisticamente, i servizi dell’acqua al Sud». Zanotelli aggiunge: «In questi 10 anni dal referendum, sono passati 8 governi e due presidenti della Repubblica ma nessuno ha avuto il coraggio di attuarlo. È un dovere costituzionale. L’acqua è diventato l’oggetto del desiderio della Finanza a livello mondiale. È finito il petrolio, è finito il carbone e quindi ora ci si concentra sull’acqua. Il Word Resources Institute prevede che nel 2040 l’Italia sarà in stress critico, con meno 50% dell’acqua. Entro il 2025 fino a 3,5 miliardi di persone potrebbero soffrire la scarsità d’acqua che diventano 5 miliardi entro il 2050. Alla Cop26 non si è data abbastanza importanza al tema».

L’allarme sulla privatizzazione che parte da lontano –Il segretario nazionale del Forum Nazionale dei movimenti per l’acqua Paolo Carsetti collegandosi via streaming da Roma alla conferenza stampa di Manitese rivolge lo sguardo al passato. «Con il Pnrr, già il 30 aprile a Bruxelles, si è capito che si stava aprendo una stagione di privatizzazioni dei servizi locali tra cui l’acqua in Italia. E questo ci ha fatto mobilitare condividendo l’idea di fare una carovana dell’acqua per sollevare il dibattito sulle necessità soprattutto nel Mezzogiorno. La richiesta e le condizioni imposte al governo vanno verso le privatizzazioni, acqua compresa. Draghi come direttore generale del Ministero del Tesoro andò a rappresentare l’Italia in Europa che aprì la privatizzazione fino alla lettera inviata all’allora governo Berlusconi, per evitare il default, chiedeva una serie di privatizzazioni su larga scala con i servizi pubblici locali» conclude Carsetti.

di Antonio Sabbatino

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