Sovraffollamento delle celle soprattutto in alcuni carceri come quello di Poggioreale, a conferma di un trend che va avanti da tempo. Particolari criticità per la platea carceraria minorile, che richiama il disagio familiare vissuto sin da subito dai giovani. Poca tutela per chi necessita di aiuto psichiatrico e dovrebbe accedere a misure alternative alla pena detentiva. Sono queste le maggiori criticità segnalate nella relazione semestrale del garante campano delle persone private della libertà, Samuele Ciambriello, esposta questa mattina nell’Aula Giancarlo Siani all’isolato F13 del Centro Direzionale. A prendere parte alla conferenza, oltre Ciambriello e al presidente del consiglio regionale della Campania Gennaro Oliviero, anche Stefano Anastasia, portavoce della Conferenza nazionale dei garanti regionali e territoriali. Il periodo preso in esame nella relazione, è quello che va dal gennaio al giugno 2022.

Il tema dei minori- Particolare preoccupazione desta la condizione dei minori che hanno conosciuto il mondo carcerario perché riconosciuti colpevoli di reati. Forniamo qualche dato partendo da qui: da gennaio a giugno 2022 sono arrivati a 6 gli adolescenti accusati di omicidio volontario; addirittura 77 quelli accusati di tentato omicidio; 4 per omicidio stradale; ben 82 per rissa; 47 per violenza sessuale, 44, per atti persecutori e stalking. Ma il numero più pesante riguarda i reati connessi allo spaccio e traffico di sostanze stupefacenti: 206. Nel capitolo della relazione di oltre 170 pagine dedicate alla questione minorile, Samuele Ciambriello sottolinea la “debolezza se non la latitanza delle istituzioni’’ aggiungendo come la loro “presenza e reattività appaiono rispettivamente distante e debole’’. Ciò richiama, dice il garante regionale alla questione “annosa’’ della “elevatissima evasione scolastica: tema da sempre presente nell’agenda politica ma mai radicalmente risolto. Vi sono contesti ambientali, soprattutto nella sterminata periferia metropolitana (quella di Napoli e provincia ndr.) che non solo non si oppongono alla scelta del minore di disertare le aule scolastiche ma addirittura la incoraggiano, ritenendola funzionale all’economia familiare’’. Qualche riferimento concreto? Afferma sempre il garante regionale dei detenuti nella sua relazione: “Bambini che entrano in contatto sin dalla tenera età con la prostituzione, la microcriminalità e la criminalità organizzata, il contrabbando, lo smercio di droga’’. Un contesto che è divenuto drammatico soprattutto al Sud dove, ricorda Ciambriello rievocando indagini sociologiche, “si è bloccato il cosiddetto ascensore sociale e il meccanismo pare essersi inceppato soprattutto nel Mezzogiorno’’.

Le Rems e la cura psichiatrica – Altro tallone d’Achille riguarda la funzionalità delle Rems ossia le Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza che, con la legge del 30 maggio del 2014 (conversione del decreto legge del 31 marzo 2014 numero 52) ha definitivamente avviato alla chiusura degli ospedali psichiatrici (Opg) divenuta effettiva il primo aprile 2015 a compendio di un percorso cominciato con la legge numero 9 del 17 febbraio 2012. A livello nazionale, ricorda, il portavoce della Conferenza nazionale dei garanti regionali e territoriali, Stefano Anastasia «a livello nazionale sono circa 600. Tra chi è in carcere e chi non lo è, c’è un centinaio di persone in attesa. Secondo il modo con cui funziona il sistema di salute mentale – le parole di Anastasia – le persone con problemi di salute mentale dovrebbero stare a casa loro, per chi ha invece ha commesso un fatto grave può essere messa in una struttura psichiatrica: il Rems dovrebbe essere l’estrema ratio». In proposito il portavoce della Conferenza nazionale dei garanti regionali e territoriali fa riferimento a «una sentenza della Corte Costituzionale firmata dall’ex ministro Cartabia quando era presidente della Corte che dice come le persone con gravi disturbi psichiatrici debbano accedere a misure alternative al carcere, anche al di fuori delle Rems». E in Campania? Ne abbiamo soltanto 2, uno a Calvi Risorta in provincia di Caserta e uno a San Nicola Baronia in provincia di Avellino e ci sono 40 persone mentre 70 persone attendono il ricovero per entrare in Rems perché totalmente piene» denuncia il garante regionale Ciambriello aggiungendo come «molte di queste persone in attesa di entrare nelle Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza hanno anche il decreto del magistrato perché sono stati riconosciuti problemi psichiatrici. Nella provincia di Napoli c’è bisogno di una struttura delle Rems, ora assente. Occorre potenziare uomini e mezzi». Secondo quanto riscontrato nelle strutture Rems arrivano spesso persone denunciate dai familiari.

Il sovraffollamento – E poi c’è la questione delle questioni rispetto all’ambito carcerario: il sovraffollamento. Nel periodo che va da gennaio a giugno 2022 si registrano nella sola regione Campania 6853 presenze, a fronte di 6747 dell’anno precedente. Solo la Lombardia, su scala nazionale, è messa peggio. Al 30 giugno, i detenuti con problemi di tossicodipendenza nelle carceri campane hanno raggiunto le 1356 unità. Snoccioliamo numeri altri numeri per dare la dimensione del fenomeno. In Campania i ristretti dai 18 ai 20 anni sono 46 di cui 5 stranieri; 331 sono i detenuti dai 21 ai 24 anni, di questi 75 stranieri. A giugno 2022 in Campania 2022 sono state registrate 98 persone in carcere con 70 anni d’età e a Poggioreale c’è addirittura un novantenne. Il 30% dei detenuti non ha una sentenza definitiva e sono 1217 i detenuti in attesa di primo giudizio con il 35% che ha un residuo di pena al di sotto dei tre anni e ben il 63% non sono definitivi. «Mettendo in campo misure alternative al carcere possiamo svuotare gli istituti penitenziari» afferma Ciambriello che si focalizza con il carcere emblema del sovraffollamento: Il Giuseppe Salvia di Poggioreale. «In tutta la Calabria, che ha 11 istituti penitenziari ci sono 2014 detenuti. Nella sola Poggioreale ce ne sono 2200. Al suo interno ci sono solo 2 psichiatri anziché 4, gli educatori sono 8 o 9 educatori a fronte dei 19 che dovrebbero esserci. Senza le figure sociali con chi parlano queste persone? Occorrono misure alternative anche utilizzando i braccialetti elettronici». Gli fa eco il portavoce nazionale della Conferenza nazionale dei garanti regionali e territoriali a cui fa riferimento Stefano Anastasia. «Va ridotto il numero dei detenuti adottando misure alternative, per offrire a chi è dentro e al personale migliori condizioni di vita e di lavoro. Sappiamo che gli autori di gravi reati o legati di organizzazioni criminali sono una minoranza, 10-15-20.000. non di più, gli altri sono detenuti per condizione e stili di vita marginali per i quali servono investimenti fuori, sul territorio». Su scala nazionale, al 30 giugno 2022 si sono registrati 54841 detenuti, 2314 donne, 17182 stranieri con 996 detenuti in regime di semilibertà. Anche gli agenti penitenziari sono pochi. «A livello regionale ne mancano 800, 8000 in tutt’Italia. Speriamo che il nuovo governo attenzionerà a dovere il tema carceri nella sua complessità» dice Ciro Auricchio, segretario campano del sindacato Uspp. Sono pochi anche i detenuti che in Campania hanno avuto accesso a mansioni lavorative, all’incirca il 45% (per la maggior parte a tempo ridotto). Al Giuseppe Salvia di Poggioreale, addirittura, la soglia è di un misero 13%.

di Antonio Sabbatino

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