caporalatoROMA – La confisca dei beni delle aziende che usano figure intermediarie per reclutare lavoratori-schiavi: è questa la novità più significativa del disegno di legge sul caporalato approvato qualche giorno fa dal governo. Il ddl introduce l’obbligatorietà dell’arresto in flagranza di reato e l’indennizzo alle vittime. Ed è proprio alle vittime dello sfruttamento che guardano con apprensione le associazioni di volontariato che, in questi anni, si sono preoccupato di denunciare con forza il caporalato, le sue aberrazioni e il controllo della criminalità organizzata rispetto al fenomeno.

IL RAPPORTO – #FilieraSporca è il nome del rapporto, pubblicato qualche mese fa, che fa luce sulle condizioni di sfruttamento dei braccianti nelle campagne di Sicilia e Calabria. Attraverso interviste sul campo, dati e confronto con gli operatori del settore è stato ricostruito un modello produttivo gestito dai grandi commercianti locali in cui si inseriscono gli interessi dei caporali e della criminalità. Ora, le associazioni Terra!Onlus, daSud e Terrelibere.org, promotrici della campagna Filiera Sporca, commentano: “Accogliamo con grande soddisfazione la notizia dell’approvazione alla Camera del Disegno di Legge 1138 che contiene la confisca e la responsabilità in solido per le aziende che sfruttano i lavoratori nei campi”. E tuttavia, allo stesso tempo, ammoniscono: “Il prossimo passo è lavorare per una maggiore trasparenza di tutta la filiera – concludono le associazioni – che passi per la pubblicazione dell’albo dei fornitori e dall’introduzione di una vera e propria etichetta narrante dei prodotti agroalimentari. Ci auguriamo che il Governo e tutte le forze parlamentari proseguano uniti in questa battaglia”.

I DATI – Il lavoro da fare, intanto, è ancora tanto. Un altro rapporto, Agricoltura e lavoro migrante in Puglia, presentato dalla Cgil, fornisce dati allarmanti: Il rapporto stima che ogni caporale speculi da ogni schiavo da 1 a 2 euro a cassone, a seconda di quanto è produttivo il campo, e “5 euro a viaggio per accompagnarli al lavoro”. Il mercato del caporalato si estende anche alle “abitazioni” di questi schiavi. Nel ghetto le case di fortuna ricavate con tetti di lamiera hanno un prezzo d’affitto che si aggira sulle 200 euro al mese. “Ma i caporali speculano anche sul cibo che forniscono ai propri schiavi con altri 2-3 euro di rincaro medio per singolo panino, senza considerare la speculazione sulla ricarica elettrica del telefono cellulare (circa 3 euro a ricarica)”.

di Francesco Gravetti

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