cani_guida_per_non_vedentidi Alice Martinelli  ROMA – “Stavo tornando a Brindisi, a bordo di un traghetto. Rientravo dalle vacanze e, durante la traversata, ho pensato di mangiare un boccone”. La signora Kedrit parla, al telefono. Interviene durante la conferenza stampa dell’VIII Giornata Nazionale del cane guida. Racconta di quando, a bordo di un traghetto le viene intimato di uscire sul ponte perché con il suo cane non può stare insieme agli altri passeggeri nella sala ristorante.
“Una persona dell’equipaggio mi ha bloccata. Mi ha detto che non potevo stare lì e che, se non fossi uscita subito, avrebbe buttato a mare me e il mio cane. Pretendeva che passassi le sei ore di traversata all’aperto”. Gli occhi della signora non vedono, ha bisogno di quelli del suo animale per farsi guidare ad ogni passo. La sua storia è simile a quella di molti non vedenti che ogni giorno si scontrano con la mancanza di una cultura del rispetto. Per gli uomini e gli animali.

“Il cane-guida è un compagno di libertà per chi non può vedere: è i nostri occhi, la nostra capacità di muoverci – dice Tommaso Daniele, presidente dell’Uic, Unione Italiana Ciechi – In Italia la normativa su questi cani è abbastanza avanzata ma c’è differenza tra riconoscere un diritto e impegnarsi affinchè quel diritto sia attuato”.
LE SCUOLE DI ADDESTRAMENTO: SOLO TRE – Nel nostro Paese esistono tre scuole per l’addestramento dei cani-guida per ciechi: la Hellen-Keller di Messina, la Scuola di Libbiate e quella di Scandicci, nata nel 1929. “Ho iniziato negli anni ’60 ad addestrare i cani – racconta Moreno Innocenti, direttore della scuola in provincia di Firenze – Molte cose sono cambiate nel modo in cui l’animale viene cresciuto e addestrato insieme al suo padrone. Quello che non è ancora cambiato, purtroppo, è la sensibilità delle persone”.
LE TESTIMONIANZE DI DISCRIMINAZIONE – “Anche a me è capitato di essere discriminato proprio perché ero accompagnato dal mio cane” racconta il signor Agostino. Tiene al guinzaglio Dunia, una femmina di pastore tedesco. “Ero in vacanza a Chianciano, in Toscana e mi sono iscritto a una gita organizzata dal Comune per visitare i paesi vicini – continua – Una volta arrivato al pullman, però, il conducente mi ha detto che il cane non poteva salire. Ho mostrato alla signora tutti i documenti ma non c’è stato niente da fare”. La lettera di scuse che il Comune poi invierà al signor Agostino è ben accetta ma non potrà risarcirlo del danno.
LE DICHIARAZIONI – “Molti di questi episodi di discriminazione toccano i diritti fondamentali della persona – conferma l’avvocato Giuseppe Terranova, vicepresidente dell’Uic – Ci arrivano segnalazioni di persone che, per la presenza del loro cane, non possono salire sui mezzi pubblici, o che vengono fatti allontanare dai ristoranti. A volte, per alcuni servizi, è stato chiesto loro di pagare una tariffa aggiuntiva per l’animale. Com’è possibile che non ci sia ancora una cultura di tolleranza, una sensibilità verso il nostro problema? Questi animali ci vogliono bene e sono tutto ciò che ci permette di muoverci – conclude –  Non chiediamo niente di particolare: solo di partecipare alla società civile come tutti gli altri cittadini”.
 

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