Il 24 Settembre, i ragazzi di Friday for Future torneranno in piazza per scioperare contro il lassismo della classe dirigente nell’affrontare, con decisione, il problema del cambiamento climatico.

Si stimano essere migliaia i partecipanti in tutto il mondo all’ormai prossimo Climate strike, previsto per l’ultimo venerdì del mese; molti i giovani e i giovanissimi. Proprio loro, più di tutti, hanno visto cambiare il mondo in cui vivono così radicalmente. Solo negli ultimi 10 anni, un lasso di tempo geologicamente così infinitesimale della vita della Terra, da non essere neppure calcolabile, le nuove generazioni hanno assistito ad uno scioglimento dei ghiacci, ad un aumento delle temperature, della desertificazione, dell’inquinamento, dei fenomeni atmosferici estremi e ad una diminuzione della biodiversità, mai registrati prima d’ora nell’era umana.

Antropocene, è l’era geologica in cui viviamo oggi; dal Greco Antropos, “uomo”. Coniato nel 2000 dal premio Nobel per la chimica atmosferica Paul J.Crutzen, il termine sta ad indicare, senza dubbio di sorta, la natura antropogenica dell’epoca geologica in corso. La prima era della storia in cui l’azione umana condiziona fortemente l’ambiente terrestre, la prima in cui l’intero ecosistema è subordinato all’attività dell’uomo e dei suoi consumi. Proprio all’uomo si chiede ora la risposta alla sua ingerenza negli equilibri della natura, diventata ormai insostenibile per il pianeta e per noi stessi. La chiedono i tanti attivisti che, da quel 20 Agosto 2018, hanno sostenuto la crociata per i diritti del pianeta e per il diritto al futuro di Greta Thunberg, la giovanissima attivista svedese che ha sfidato i giganti della politica internazionale a trovare soluzioni istituzionali, per limitare le emissioni di gas serra, in vista della prossima COP26, la Conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico di Novembre.

La partita non si esaurisce alla sola diminuzione delle emissioni di CO2, ma necessita di un esteso cambiamento radicale delle politiche sociali ed economiche, sopratutto nei Paesi in via di sviluppo, dove disuguaglianza e povertà complicano ulteriormente il processo di transizione verso una società sostenibile. “La determinazione dei giovani a comprendere la reale connessione tra la crisi climatica e i gruppi sociali più vulnerabili cambia la narrativa globale sull’emergenza climatica e promuove la democratizzazione dell’agenda climatica e ambientale”, ha detto Abel Rodriguez, attivista ventunenne del bassopiano dell’Amazzonia, che già alla sua giovane età ha compreso che non si vincerà la guerra ai cambiamenti climatici, senza prima vincere la battaglia contro le disuguaglianze sociali. Nel comunicato di Friday for Future Italia si sottolinea che gli scioperi, che avranno luogo in tutte le piazze d’Italia, si svolgeranno nel pieno rispetto delle norme sanitarie, che, del resto, già in passato non hanno fermato gli attivisti.  Di Valerio Orfeo

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