BIRMANIA. Nella provincia occidentale birmana di Rakhine sono riprese da una decina di giorni le violenze etniche tra la maggioranza buddista e la comunità musulmana. Sono almeno 88 le persone morte nell’ultimo mese, ne corso degli scontri tra la comunità buddista Rakhine e quella musulmana dei Rohingya. Oltre 26mila, invece, quelli costretti a fuggire per le violenze. Centinaia di case sono state incendiate, con le forze di sicurezza che stanno cercando di fermare gli scontri tra le due comunità nello stato di Rakhine. In un paese storicamente abituato a gestire rivolte e violenze etniche, la situazione attuale dei musulmani Rohingya è da catalogare al livello di catastrofe umanitaria, tale da richiedere un’investigazione internazionale per accertare le responsabilità del governo centrale.
I ROHINGYA. Minoranza di religione musulmana con origini nel Bangladesh, con una popolazione di circa un milione di abitanti, i Rohingya hanno sempre accusato il governo centrale di perseguire una politica discriminatoria nei loro confronti. Il Myanmar non li riconosce come una delle 135 minoranze etniche presenti nel paese e per questo non gli ha mai garantito la cittadinanza.
Nonostante la stragrande maggioranza della comunità sia nata in Myanmar, il resto della popolazione (circa tre milioni di religione buddista) li considera come intrusi. In un rapporto pubblicato recentemente, Human Rights Watch ha sottolineato come le leggi del paese discriminino enormemente i Rohingya, in particolare per quel che riguarda la libertà di circolazione ed i diritti di proprietà. Il ritorno alla violenza è dovuto ad un fatto di cronaca: una donna buddista violentata ed uccisa da tre musulmani, che ha generato la spedizione punitiva contro la popolazione dei Rohingya, con la conseguente ripresa delle ostilità tra i due gruppi etnici. In un momento in cui l’autorità militare al potere ha dimostrato alla Comunità Internazionale di voler intraprendere un progressivo sentiero per la liberalizzazione e la democratizzazione del paese, lo scontro tra musulmani (circa il 4% della popolazione) e buddisti (90%) nello Stato di Rakhine sta mettendo in crisi il governo semi-civile del presidente Thien Sein. Un suo portavoce, Zaw Htay, ha recentemente dichiarato che il governo non è al momento in grado di dare una soluzione definitiva alle violenze ed ha aumentato il numero delle forze di sicurezza, imposto il coprifuoco e lo stato d’emergenza nelle città più colpite.

di Francesco Gravetti

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