ROMA- «Le forze governative e le milizie armate sudanesi stanno compiendo attacchi multipli e su larga scala nel Darfur settentrionale». E’ la denuncia di Amnesty International , che proprio oggi ha diffuso un rapporto sulla situazione in sudan, definendola «il peggiore periodo di violenza degli ultimi anni». Secondo le Nazioni Unite, da quando il 5 gennaio un ufficiale delle guardie di frontiera e un capo della tribù Rizeigat hanno avviato una contesa sulla proprietà di un pezzo di terra ricco d’oro nello Jebel ‘Amer, circa 100.000 persone sono state costrette a lasciare la zona. Amnesty International ha chiesto al governo sudanese di garantire un’indagine immediata, imparziale ed efficace sulle violazioni dei diritti umani a carico delle guardie di frontiera e di sospendere i militari sospettati di avervi preso parte. Amnesty International ha inoltre chiesto alle Nazioni Unite di monitorare adeguatamente e riferire sulle denunce di attacchi contro i civili da parte delle forze governative, che finora si sono limitate a parlare di ‘violenza intercomunitaria’. «La presenza costante dell’esercito e delle milizie nell’area – si legge in una nota- continua a essere fonte d’insicurezza: l’ultimo attacco su larga scala si e’ verificato il 23 febbraio, quando centinaia di uomini armati hanno attaccato la citta’ di El Siref, dove avevano trovato rifugio 60.000 profughi interni. Gli aggressori sono arrivati su 150 cammelli, 200 cavalli e oltre 40 fuoristrada. In quell’occasione, 53 persone sono state uccise e 66 ferite, la maggior parte civili, tra questi donne e bambini. Alcune case ed edifici civili sono stati dati alle fiamme». Il rapporto di Amnesty International sul Sudan contiene, inoltre, informazioni su bombardamenti aerei indiscriminati, attacchi per motivi etnici, torture nei confronti di difensori dei diritti umani e repressione violenta delle manifestazioni.
di Walter Medolla