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America’s Cup 2027 a Napoli: opportunità o rischio per Bagnoli?
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Tra la primavera e l’estate 2027 la città di Napoli ospiterà la trentottesima edizione dell’America’s Cup, frutto dell’intesa tra il Governo e il defender neozelandese Team New Zealand. Le gare si svolgeranno sul Lungomare, mentre i team partecipanti avranno la loro base logistica a Bagnoli.
Sul sito dedicato alle attività del Commissario straordinario del Governo per la bonifica ambientale e la rigenerazione urbana del Sito di interesse nazionale, con i poteri conferiti al sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, si legge: «Bagnoli si afferma come nodo centrale dell’intero progetto. Le basi operative dei team velici internazionali saranno infatti collocate proprio nell’area dell’ex polo industriale».
Ma i residenti si chiedono: il quartiere occidentale godrà davvero dei vantaggi dell’evento una volta concluso? Dal territorio prevale lo scetticismo.
«Non ci sarà nessuna ricaduta positiva per Bagnoli» afferma senza mezzi termini Fabio D’Auria, residente bagnolese e soccorritore in mare con diverse Ong. «Vorranno mettere degli hangar per l’America’s Cup sul molo, consentendo l’arrivo degli yacht e costruire strutture ricettive per i privati. Dopo la Coppa America non avremo neanche una spiaggia pubblica. C’è il serio rischio di trovarci in una situazione simile a quella post chiusura dell’Italsider, quando chi doveva pagare per aver inquinato non ha pagato. E poi: come si può organizzare un evento simile con questo rischio bradisismico?».
Il timore diffuso è che i cittadini vengano ancora una volta esclusi in nome dei grandi affari. È questa la sensazione, ad esempio, dei residenti di Coroglio, interessati dal vincolo di esproprio recentemente rinnovato dopo la scadenza del precedente quinquennio.
Gabriele Casillo, presidente del Comitato proprietari di casa del Borgo e dintorni, è preoccupato: «L’incertezza sull’esproprio ci destabilizza anche dal punto di vista psicologico. Non possiamo fare neanche dei lavori all’interno delle case o nei condomini. Il borgo verrà rifatto dai privati per costruire alberghi e non dallo Stato, che avrebbe potuto costruire strade e ospedali». Casillo ricorda di aver più volte contattato Invitalia, l’Agenzia nazionale per lo sviluppo controllata al 100% dal Ministero delle Finanze e soggetto attuatore del piano di rigenerazione di Bagnoli, e di aver inviato una Pec alla Prefettura di Napoli: «Non ci sono state però fornite risposte».
Anche Paolo Nicchia, fondatore dell’Assise di Bagnoli – che raggruppa la cittadinanza attiva sul tema della rigenerazione – è netto: l’America’s Cup «porterà all’alterazione degli strumenti urbanistici e della sostenibilità ambientale favorendo le speculazioni». Secondo Nicchia, il Governo Meloni e l’amministrazione Manfredi avrebbero «stravolto le procedure». Il riferimento è, tra le altre cose, alla Valutazione di impatto ambientale, che dovrebbe includere – come stabilito dalla Soprintendenza speciale del Ministero della Cultura – anche gli interventi temporanei per la colmata a mare nelle aree destinate alle basi dei team velici. «Movimentando i fondali per il risanamento organico tramite dragaggio, c’è il rischio che aumenti l’inquinamento. Gli yacht, per raggiungere le coste, hanno bisogno di spazi grandi. C’è un dubbio anche sulle bonifiche delle spiagge, sia private che pubbliche», sottolinea ancora Nicchia.
Sul punto è intervenuto lo stesso sindaco e commissario per Bagnoli, Gaetano Manfredi: «Credo che alla fine ci sia solo la necessità di un’integrazione della documentazione, che evidentemente non era sufficiente».
Giuliano Esposito, dell’associazione Mare Libero e Pulito, rilancia la richiesta di «una spiaggia libera da Nisida a Dazio», ma ritiene che difficilmente ciò avverrà: «I fondali sono profondi 5-6 metri. Così non si farà altro che inquinare ancora di più e ci sarà un enorme consumo energetico».
La posizione dell’Assemblea Popolare di Bagnoli sintetizza la preoccupazione diffusa sul territorio: «La Coppa America è una grande vetrina per il capitale internazionale, volta a dimostrare che a Bagnoli si devono fare grandi investimenti, estraendo risorse e materiali non dal territorio». Secondo gli attivisti, «il vero dramma è che tutto questo va irrimediabilmente in contrasto con gli strumenti urbanistici esistenti: una spiaggia libera accessibile a tutti, un parco verde sotto forma di bosco non siano tavolinilizzabili. Sono conquiste per cui gli abitanti del quartiere hanno lottato per trent’anni e che adesso, in pochi mesi, vedono smantellate».
Sullo sfondo resta la critica all’assenza di collegialità nelle scelte: «Da una decina d’anni esiste una modalità di gestione del territorio antidemocratica – ricordano dall’Assemblea – con la figura del commissario che decide da sé, bypassando il consiglio comunale grazie allo Sblocca Italia. In questo caso il commissario è stato addirittura commissariato dal decreto governativo che ha dato a Sport e Salute l’organizzazione di questo evento».
di Antonio Sabbatino





