A Napoli, 2000 alunni con disabilità delle scuole di vario ordine e grado attendono ancora oggi assistenza. Da settimane la tensione, come così l’amarezza dei genitori dei ragazzi a cui dedicare attenzione, è palpabile. Dal Comune hanno da tempo comunicato che l’assistenza materiale (di base), consistente nella fornitura di materiale agli studenti portatori di handicap, “nell’accesso nelle aree esterne alle strutture scolastiche e nell’uscita da esse’ ’non sarebbe stata più garantita perché non di propria competenza. Nel frattempo, 219 lavoratori di Napoli Servizi protestano – diversi i sit-in dinanzi Palazzo San Giacomo nei giorni scorsi – perché contrari al cambio di mansione: non si occuperanno più, salvo improbabili dietrofront, dell’assistenza scolastica degli alunni ma con ogni probabilità avranno mansioni di Osa (Obiettivi specifici di apprendimento) e di collaboratori scolastici. Un cambio che ha indignato le maestranze che parlano apertamente di «mortificazione delle competenze acquisite in decenni di lavoro a scuola».
Differenza tra assistenza e le difficoltà
Il quadro è complesso, cerchiamo di semplificarlo. Nell’ambito dell’assistenza agli alunni con disabilità si distinguono quella materiale (di base) e quella specialistica. La prima, così come spiega la nota 3390 del 30 novembre 2001, a firma dell’allora Ministro dell’Università e della ricerca (Letizia Moratti), è di competenza delle scuole. Quindi a essere investiti della sua organizzazione sono gli Uffici Scolastici Regionali (quello della Campania in questo caso). Della seconda, al contrario, si occupano gli enti locali e cioè i Comuni. A tal proposito si può richiamare il Decreto Interministeriale numero 182 del 29 dicembre 2020, relativamente agli “interventi educativi finalizzati al miglioramento dell’autonomia e alla comunicazione personale dell’alunno in situazioni di handicap’’. Nei decenni, anche a Napoli, spesso il caos l’ha fatta da padrona con una confusione di competenze, a discapito degli alunni e anche l’ente comunale finito nel mirino. Nel tentativo di chiarire la faccenda Luca Fella Trapanese, l’assessore al Welfare dell’amministrazione di Gaetano Manfredi, ha ricordato tramite missiva al Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale della Campania, Ettore Cinque, come “il giorno 22 marzo (2024 ndr.) negli uffici del nostro Assessorato, alla presenza dell’assessore all’Istruzione Maura Striano, chiarimmo che l’Amministrazione comunale non avrebbe più garantito l’assistenza scolastica materiale (di base) in quanto la stessa è di esclusiva competenza dell’Amministrazione scolastica. In questo senso, anche i dirigenti dell’Area Welfare hanno inoltrato in più occasioni note ai Dirigenti Scolastici: da ultima, quella del 29 maggio, nella quale, richiamata la nota del prefetto di Napoli sul punto, è stato ribadito, ancora una volta, quanto già discusso anche durante la riunione online alla presenza di tutti i dirigenti scolastici e cioè che, a decorrere dall’anno scolastico 2024-2025, questa Amministrazione non avrebbe più garantito l’assistenza materiale (di base) per gli alunni con disabilità’’. In effetti, anche l’ex prefetto di Napoli Claudio Palomba in una nota del 13 dicembre 2023 aveva richiamato la differenza di competenze tra assistenza materiale e specialistica aggiungendo altresì come il “riparto di siffatte competenze, non ha subìto sostanziali innovazioni neppure in occasione dell’entrata in vigore del D.lgs numero 66 del 2017 che – nel richiamare all’articolo 3 la distinzione tra i predetti livelli di assistenza – ha rinviato per una esatta individuazione delle attività esistenziali di competenza statale, al Contratto nazionale di categoria per del personale Ata, il quale, anche nell’ipotesi di contratto per il triennio 2019-2021, sottoscritta il decorso il 14 luglio 2023’’. Tutto chiarito e risolto? Macchè, viste anche le proteste degli ultimi tempi degli operatori di Napoli Servizi i quali, giustamente, reclamano il proprio sacrosanto diritto al lavoro. E, cosa mai da dimenticare, a subire questa situazione sono soprattutto migliaia di alunni in tutta la città che non riescono ancora a respirare l’aria dell’ambiente scolastico e i genitori preoccupati per il sostegno, mancato, ai loro figli. «Sono state veicolate notizie sbagliate – rincara la dose Trapanese – è l’Amministrazione scolastica a dover provvedere all’assistenza materiale ma abbiamo captato un certo silenzio. La Corte dei Conti ci impone di non pagare la materiale nelle scuole e stiamo tentando di risolvere una situazione ereditata, cioè quella di Napoli Servizi, di cui nessuno si era occupato». Inoltre, chiosa, «ho fatto riunioni con 290 dirigenti scolastici, ho sollecitato l’Ufficio Scolastico Regionale a intervenire sull’assistenza materiale e richiamato quanto anche il prefetto ha ricordato. L’impegno c’è ed è massimo» con la giunta che ha messo a disposizione 6 milioni di euro per l’organizzazione del servizio.
Il bando comunale
Per non dare una sensazione di impasse lo stesso assessore Trapanese ricorda la «pubblicazione di un bando comunale che sarà di alto livello in cui si prevede la presenza di educatori, psicologi, interpreti Lis e Asacom. Non solo: qualora se ne ravvisasse la necessità di sostegno per un bambino a scuola già iniziata, il Comune se ne farà comunque carico ricevendo la domanda e la richiesta di Glo (Gruppo di Lavoro Operativo per l’inclusione ndr.). Rispetto al passato, con tale bando, la possibilità di garantire agli alunni l’assistenza specialistica sarà data già nel mese di ottobre e non addirittura a febbraio come capitato in alcuni casi».
Gli operatori di Napoli Servizi
Sulla situazione dei 219 operatori di Napoli Servizi è previsto nel pomeriggio un incontro in Prefettura con i rappresentanti sindacali e dell’amministrazione comunale di Napoli. Margherita Pepe, del sindacato Uap, al tal proposito afferma: «Ci è stato detto che noi non siamo sufficientemente qualificati, ma è un’interpretazione errata. I lavoratori di Napoli Servizi hanno maturato esperienze pluridecennali all’interno della scuola e a orario continuato. Non capiamo del perché dobbiamo ora occuparci di altro. Ci era stato detto – aggiunge Pepe – che saremmo andati a scuola con la qualifica ad esempio di Asacom, poi però qualcosa è cambiato e ancora stentiamo a capire il motivo per cui non ci è stato comunicato per tempo». Anche qui Trapanese ribatte. «Se il bando della specialistica l’avessimo erogato prima, avremmo tagliato di default le gambe agli 200 dipendenti di Napoli Servizi, nell’ambito della rielaborazione della loro storia lavorativa, di inserimento comunali e formazione. Abbiamo sempre rispettato i lavoratori. Il bando triennale precedentemente pubblicato è stato ritirato in autotutela e ripubblicato con una durata annuale». Controreplica Margherita Pepe: «Il bando del Comune, per come è strutturato, non risolverà la situazione. Nelle famiglie degli alunni con disabilità di Napoli c’è tanta sofferenza, visto che il servizio non è ancora partito. Noi operatori di Napoli Servizi pretendiamo delle scuse per come siamo stati trattati. Usciamo, peraltro, da un periodo di ferie forzate che ha inciso anche sull’aspetto economico degli stessi operatori».
La critica di Fish
Daniele Romano, presidente della sezione campana di Fish, Federazione italiana per il superamento dell’handicap, non lesina critiche. «Che l’assistenza materiale dovesse essere garantita unicamente dalle scuole, è noto dal 2001. Anche noi abbiamo chiesto che l’Ufficio Scolastico Regionale si prendesse le proprie responsabilità. È capitato spesso che i lavoratori che dovessero occuparsi dell’assistenza specialistica si occupassero anche di quella materiale. Le scuole in cui è successo, possono anche essere condannate a risarcimenti». Per Romano «il Comune di Napoli ha fatto bene a spingere nel chiarire quali siano le sue competenze e quali quelle di altri enti».
di Antonio Sabbatino