ROMA – Il trend sembra essere questo: ricorrere ad associazioni e cooperative per contenere la spesa sociale . È quanto emerge dalla “V rilevazione nazionale sul rapporto fra enti locali e Terzo Settore” promossa dall’Auser. Nel periodo ottobre 2011–marzo 2012, l’Auser ha esaminato 96 procedure di gara e 98 “determinazioni dirigenziali” pubblicate dai comuni oggetto di indagine per l’affidamento all’esterno di servizi sociali. Selezioni pubbliche e “ristrette” e “affidamenti diretti”, in base ai quali i comuni hanno poi trasferito alle imprese sociali e alle associazioni di volontariato la gestione dei servizi alla persona per una spesa totale prevista di 6,454 milioni di euro. Secondo l’Auser si tratta, di stanziamenti “assai frammentati”, con 59mila euro circa per bando. Per quanto riguarda gli affidamenti diretti, invece, su 98 ben 53 sono rivolti alle associazioni di volontariato per la gestione di servizi integrativi. “Si ha l’impressione come negli ultimi mesi sia cresciuto in modo considerevole il ricorso alle organizzazioni di volontariato da parte delle amministrazioni pubbliche locali – spiega il rapporto -. Ciò probabilmente allo scopo di contenere la spesa sociale a fronte della progressiva riduzione delle risorse pubbliche, tenuto conto che le associazioni si avvalgono di norma di prestazioni volontarie e gratuite dei propri soci, mentre le cooperative sociali e le imprese profit utilizzano manodopera retribuita”.
NON SOLO AL SUD. Secondo l’indagine, la gestione della spesa sociale comunale affidata all’esterno viene impiegata principalmente a favore delle cooperative sociali soprattutto nel Nord-Est (78%), mentre le associazioni di volontariato risultano affidatarie dei servizi principalmente al Sud (28%) e sulle Isole (24%). Sempre a Sud e sulle Isole, il rapporto evidenzia un maggior uso di procedure di affidamento diretto, con il 35% delle procedure, meno al Centro (31%) nelle aree del Nord–Ovest (21%) e del Nord–Est (26%). A rischio, secondo l’Auser, la qualità dei servizi sia a causa della breve durata degli incarichi (le convenzioni con durata non superiore a un anno sono pari al 31,3%), sia le per le aste al ribasso. Secondo l’indagine, il 10% delle gare analizzate sono state indette “sulla base del criterio di aggiudicazione al prezzo più basso determinato mediante massimo ribasso sull’elenco delle offerte. Questa formula è volta a premiare esclusivamente i ribassi proposti dalle imprese sociali rispetto alla base d’asta o prezzo base progettato dal Comune, ignorando le componenti tecniche e qualitative delle offerte. Una prassi adottata nonostante la legge 328/2000 e le norme regionali di settore sollecitino le amministrazioni pubbliche ad abbandonarla”. Nonostante il crescente ricorso al volontariato e il riconoscimento del suo valore nello statuto di 8 amministrazioni su 10, nel 2011 solo il 45% dei Comuni ha confermato con specifiche linee guida per gli operatori comunali il ruolo e la funzione del volontariato e quasi la metà dei Comuni dispongono di un albo delle sole organizzazioni di volontariato.

di Sofia Curcio

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