MILANO. Donne, giovani, con un’alta formazione in materie economiche. È l’identikit dei professionisti a cui è affidata la responsabilità sociale e ambientale delle imprese. Il dato emerge dal rapporto di Csr Manager Italia, il network di chi si occupa di social responsability. Il documento è stato presentato a Milano al Sas institute dal neopresidente della rete delle Csr, Fulvio Rossi. In sette anni, i professionisti del settore sono passati da 90 a 327, segno tangibile di come la responsabilità sociale sia entrata nel dna delle aziende. Confortano anche i numeri delle “quote rosa”: il 56%, infatti, è donna. Lavorano soprattutto in aziende con più di mille dipendenti (58,6%), che si occupano di credito e assicurazioni (20,7%, seguite da industrie chimiche e alimentari al 6%). La materia di studi più consona per i manager è l’economia (in più della metà dei casi), mentre i collaboratori si dividono in modo equo tra laureati in materie umanistiche ed economiche (31% ciascuno). Se per la metà dei manager la formazione passa da una laurea specialistica nel settore economico, le competenze dei collaboratori sono più varie. Tra le tante, spicca la comunicazione, settore di formazione per il 19% del totale.

I DATI. Il personale impiegato nelle Csr ha un’età compresa tra i 31 e i 50 anni (il 66% dei casi). Anche nel caso dei manager difficilmente si oltrepassa la soglia dei 50: capita solo in un caso su quattro. Sette volte su dieci, i manager che si occupano di responsabilità sociale hanno un passato in azienda e per il resto si tratta di ex consulenti. La percentuale degli interni scende al 42% nel caso dei collaboratori. Il 15% del totale, inoltre, è al suo primo impiego. Il rapporto Csr Manager Italia Network fa anche i conti in tasca ai professionisti della responsabilità sociale d’impresa. I manager hanno in media uno stipendio annuo lordo da 79 mila euro (il 22% supera i 120mila), mentre per i collaboratori è di 38mila. In media, ogni manager dispone di 3,9 collaboratori e gestisce un budget medio di 192.720.

di Mirko Dioneo

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