ROMA. Dopo l’assoluzione odierna di tre figure di primo piano dell’Esercito di liberazione del Kosovo (Uck) da parte del Tribunale penale per l’ex Jugoslavia, Amnesty International ha ribadito la richiesta che vi sia giustizia per tutte le vittime della guerra del 1998-1999 in Kossovo, così come per  i loro familiari. L’ex primo ministro ed ex comandante dell’Uck Ramush Haradinaj, suo zio nonchè ex comandante Lahi Brahimaj e l’ex vicecomandante Idriz Balaj, sono stati giudicati non colpevoli del reato di aver portato avanti una comune impresa criminale nei confronti di serbi, rom, egiziani e albanesi del Kosovo sospettati di collaborare con le autorita’ di Belgrado o comunque di non sostenere l’Uck. I tre imputati sono stati anche assolti dalle singole imputazioni relative ai crimini di guerra di omicidio, trattamento crudele e tortura nei confronti delle minoranze e degli albanesi sospettati di collaborare coi serbi, commessi nella base dell’Uck di Jablanica/Jablanicë.
I DUBBI. «Il verdetto di oggi fa emergere questa domanda: se, come ha stabilito oggi il Tribunale, i tre ex alti esponenti dell’Uck non sono colpevoli, chi ha commesso allora quei crimini? Ci sarà mai qualcuno che sarà portato di fronte alla giustizia? Sono le domande che fanno e continueranno a fare le vittime e i loro parenti, fino a quando non sara’ stata fatta giustizia’ – ha dichiarato John Dalhuisen, direttore del Programma Europa e Asia centrale di Amnesty International-. Circa 800 appartenenti alle minoranze del Kosovo vennero sequestrati e uccisi dall’Uck. Solo una piccola parte dei loro corpi è stata ritrovata, esumata e consegnata alle famiglie per la sepoltura».
L’EXCURSUS. Nel 2009, la Camera d’appello del Tribunale aveva ordinato un nuovo processo in quanto il giudizio precedente «non aveva tenuto in considerazione quanto gravi fossero, rispetto all’integrità del processo, le intimidazioni subite dai testimoni e non aveva preso misure sufficienti per contrastare il clima d’intimidazione che aveva pervaso il processo». Nel nuovo processo, sono comparsi solo due testimoni.
«Le autorità del Kosovo – ha sottolineato Dalhuisen- hanno mostrato la totale mancanza della volontà politica di sostenere le indagini e i processi per questi sequestri, come è emerso con evidenza nel corso di quest’anno, quando il primo ministro Hasim Thaçi ha sfidato il diritto dell’Eulex di arrestare un ex comandante dell’Uck e l’ex ministro del Trasporto Fatmir Limaj, accusati di sequestro, detenzione e omicidio di kossovari serbi e albanesi».
L’APPELLO. «Di fronte a questa clamorosa interferenza politica sul corso della giustizia da parte del governo kosovaro, è doveroso che l’Eulex, la missione di polizia e giustizia dell’Unione europea, riporti sotto la sua giurisdizione questi 62 casi, per assicurare che giustizia potrà essere fatta in Kosovo» ha concluso Dalhuisen.

di Walter Medolla

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