PALERMO. “Per il bene comune i corrotti restituiscano ciò che hanno rubato”. E’ questo lo slogan della campagna nazionale anticorruzione  lanciata dalle quattro associazioni – Libero Futuro, Addiopizzo, Professionisti Liberi e Libera – da diversi anni, impegnate a vario livello, sul territorio siciliano.
La campagna anticorruzione è stata  presentata presso la Prefettura di Palermo dai rappresentanti delle quattro associazioni ed alla presenza del prefetto Umberto Postiglione.
La campagna parte da alcuni dati piuttosto allarmanti: «Secondo una recente indagine della Corte dei Conti – scrivono le associazioni -, la corruzione pesa sulle tasche degli italiani per una cifra che si aggira intorno ai 60 miliardi di euro all’anno, di cui sono stati recuperati appena 293 milioni. Un debito di 1000 euro per ciascuno di noi».
A suffragare tale denuncia vi è la sconfortante statistica di Trasparency International che censisce l’Italia al 67° posto tra i 183 paesi del mondo con una potenziale perdita del 16% di investimenti stranieri sul nostro territorio.
Nei mesi scorsi anche il presidente della Corte dei Conti Luigi Giampaolino, ha parlato di “politiche deboli” in materia di corruzione.

LA DENUNCIA. A 30 anni dalla promulgazione della Rognoni-La Torre, che consente la confisca dei patrimoni dei mafiosi, a 20 anni da Tangentopoli e dalle stragi di Via D’Amelio e di Capaci, l’associazione Libera ha lanciato una campagna di sottoscrizione nazionale per consentire l’uso sociale dei patrimoni confiscati anche ai corrotti attraverso il recepimento della direttiva comunitaria di Strasburgo del 2009 e della Legge Finanziaria del 2007. Nel contempo il comitato dei Professionisti Liberi insieme a l’associazione antiracket LiberoFuturo ed Addiopizzo hanno promosso un manifesto sul tema dell’etica nelle professioni pubbliche e private. Pertanto le associazioni hanno deciso di iniziare una vasta azione di denuncia e sensibilizzazione su questo tema, rilanciando la campagna di raccolta firme, per chiedere al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di intervenire, nelle forme e nei modi che riterrà più opportuni, affinché il Governo e il Parlamento ratifichino quanto prima e diano concreta attuazione ai trattati, alle convenzioni internazionali e alle direttive comunitarie in materia di lotta alla corruzione nonché alle norme, introdotte con la legge Finanziaria del 2007, per la confisca e l’uso sociale dei beni sottratti ai corrotti.
I CASI. In particolare i dati ministeriali dell’indagine 2010 del Servizio Anticorruzione e Trasparenza (S.A.eT.) del Dipartimento della Funzione Pubblica, che mette a disposizione l’aggiornamento della “Mappatura e degli altri illeciti contro la PA”, fa emergere che solo in Sicilia dal 2004 al 2010 vi sarebbero stati circa 200 i casi di corruzione e concussione e più di 1000 quelli di truffa che, a vario titolo, hanno danneggiato la Pubblica Amministrazione.

di Francesco Gravetti

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