ROMA –  “La povertà non è un crimine”: questo l’appello lanciato dalle organizzazioni non europee per contrastare le misure repressive contro i senza dimora, da parte dei governi nazionali. Molte le associazioni che si occupano di povertà, impegnate in questa battaglia tra cui Feantsa (European federation of national organisations working with homeless people) ed Eurodiaconia.  Lo slogan richiama il titolo della campagna europea “Poverty is not a crime”, di cui fa parte Eurodiaconia. L’occasione per discuterne è stata proprio la seconda assemblea annuale della piattaforma contro la povertà e l’esclusione sociale, svoltasi ieri a Bruxelles.
LE RIFLESSIONI-  «Le misure di austerità e la crisi economica stanno spingendo sempre più famiglie e persone in Europa a vivere senza dimora – dichiara Heather Roy il direttore di Eurodiaconia –  Il taglio ai servizi e la mancanza di alloggi adeguati a prezzi accessibili lascia le persone con poche possibilità di scelta e spesso costrette a dormire fuori e a svolgere in luoghi pubblici le proprie attività». Ma nello stesso tempo, si evidenzia una tendenza repressiva da parte delle amministrazioni locali che, il più delle volte, tende a “calpestare” completamente i diritti umani fondamentali. Secondo quanto si evince da una ricerca condotta da Feantsa e Housing Rights Watch, di prossima pubblicazione,  Freek Spinnewijn, direttore di Feantsa, dichiara che la campagna “Poverty is not a crime” vuole superare la tendenza repressiva da parte dei governi, facendo appello alle Ogn, ai politici e agli attivisti, affinchè sostengano le politiche sociali che promuovono l’inclusione sociale. «Siamo in grado di fermare questa tendenza ma la gente deve svegliarsi e vedere cosa sta accadendo. Possiamo invertire questa tendenza- spiega Spinnewijn-  sfidando le leggi e ricorrendo gli strumenti internazionali ed europei che tutelano i diritti umani, tra cui il diritto alla casa».
L’ESEMPIO UNGHERESE-  Recentemente è stato riscontrato un forte successo da parte del gruppo di attivisti senza dimora “The city is for all”  in grado di contrastare  la legge ungherese che puniva con il carcere chi dormiva per strada. «E’ un grande successo- conclude Spinnewjin – tuttavia la tendenza alla penalizzazione è molto radicata e il primo ministro ungherese ha già dichiarato la sua intenzione di scrivere una nuova legge o di cambiare la costituzione per rendere possibile la carcerazione dei senza dimora».

di Sabrina Rufolo

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