BARI – Disabile in carrozzina, separato e padre di due figli. Un lavoro precario, uno stipendio «da fame» e la rabbia di dover pagare anche il trasporto comunale da e verso il proprio posto di lavoro. Una storia amara quella di P.De.L, disabile pugliese, precario della scuola, da anni separato a causa di un matrimonio fallito, che oggi lunedì 2 gennaio 2011, in una lettera al Corriere del Mezzogiorno, racconta di essere oggi costretto a vivere con poco più di seicento euro al mese. Tutto perchè dal suo stipendio vengono mensilmente sottratti soldi per il mantenimento dei figli e in ragione di alcune cause civili perse in seguito alla sua separazione.
LA LETTERA – «Non voglio finire per strada a chiedere elemosina, non riesco a pagare le bollette di luce e acqua, il fitto la benzina e l’assicurazione. Oggi – si legge nella missiva – vivo in una situazione a cui non c’è via d’uscita: mi hanno pignorato anche un quinto dello stipendio per le spese di Tribunale e per quelle relative al mantenimento regresso. Oggi lavoro par-time in due scuole con un contratto che scade il 30 giugno prossimo e, tolti i prelievi o pignoramenti effettuati sul mio stipendio, mi restano solo 664 euro con cui devo pagare l’affitto di una casa umida. Non riesco ad andare avanti: l’umidità mi sta uccidendo, infatti ogni giorno vedo il peggioramento del mio stato fisico».
LA RABBIA – «Perché io devo pagare le tasse di soldi che mi tolgono dallo stipendio – si legge nella lettera-. Il mio reddito è 15mila euro, ma in realtà sono 8mila. Per questa dichiarazione di reddito non ho diritto alla pensione, al pubblico patrocinio e sono costretto

di redazione  www.corrieredelmezzogiorno.it 

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