ROMA. I nuovi poveri? Appartengono al ceto medio e chiedono cibo, vestiario e beni di prima necessità. A tracciarne una identità è monsignor Vittorio Nozza, direttore della Caritas, intervenuto, oggi a Roma nella sede dell’Istat, in occasione della presentazione del censimento sui servizi alle persone senza fissa dimora. «Vengono soprattutto dal ceto medio – spiega Monsignor Nozza-. E non si tratta più soltanto di disperati la cui esistenza si svolge in strada. Provengono soprattutto dal ceto medio e sono persone che hanno perso il lavoro, che vengono da una separazione».

INDAGINE ISTAT – La crisi economica che ha colpito i paesi a livello internazionale sta cambiando l’identikit dell’homeless. Il fenomeno è stato descritto in occasione della conferenza stampa organizzata dall’Istat in collaborazione con Caritas Italiana, ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e Federazione italiana organismi per le persone senza dimora. Sono 727 gli enti e le organizzazioni che, nel 2010, hanno erogato servizi alle persone senza dimora nei 158 comuni italiani in cui è stata condotta la rilevazione. Essi operano in 1187 sedi ed ognuno eroga, in media, 2,6 servizi, per un totale di 3125 servizi.

BENI DI PRIMA NECESSITA’ –  La metà delle persone senza dimora chiede aiuto in bisogni primari, come cibo vestiario e igiene personale. Richieste che riguardano 1.061 servizi sui 3125 complessivamente censiti: rappresentano il 34% del totale dei servizi e intercettano il 49,9% dell’utenza, per un numero complessivo di oltre un milione e 300 mila interventi. È quanto emerge da una rilevazione dell’Istat svolta in collaborazione con il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, con la Federazione italiana organismi per le persone senza dimora e con la Caritas, sui servizi alle persone senza dimora. I servizi di supporto ai bisogni primari hanno un’utenza annuale quasi venti volte superiore a quella dei servizi di accoglienza notturna e più che doppia rispetto a quelli di segretariato sociale e di presa in carico e accompagnamento. Sul totale dei servizi forniti, il 34% risponde ai bisogni primari, il 17% fornisce un alloggio notturno mentre il 4%offre accoglienza diurna. Molto diffusi sul territorio sono i servizi di segretariato sociale (informativi, di orientamento all’uso dei servizi e di espletamento di pratiche amministrative, inclusa la residenza anagrafica fittizia) e di presa in carico e accompagnamento (rispettivamente, 24% e 21%).

TERZO SETTORE – «L’indagine Istat – spiega Andrea Olivero, presidente Forum del Terzo Settore – rileva una situazione drammatica, peggiorata negli ultimi tre anni e acutizzata negli ultimi dodici mesi. Di fronte alla crisi, vediamo crescere le difficoltà del ceto medio. Aumentano in maniera esponenziale i disagi, soprattutto per le famiglie al Sud, ma allo stesso tempo subiamo i tagli del welfare, delle politiche di prossimità. Siamo vicini a un punto di non ritorno».

Gabriella Stefanucci

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