BOLOGNA. Hanno tempo fino al 15 ottobre prossimo le province emiliane per presentare progetti di corsi di italiano ed educazione civica per stranieri, come decretato in virtù di un accordo nazionale. La Regione Emilia Romagna, infatti, disporrà grazie agli stanziamenti del ministero del Welfare di 266 mila euro per gli “interventi di diffusione della lingua italiana per cittadini extracomunitari”. La ripartizione dell’intero ammontare del fondo tra le 9 province è stata strutturata in base alla popolazione extracomunitaria residente all’1 gennaio 2011 e alla variazione della stessa, residente negli ultimi due anni: 19.421 euro andranno a Piacenza, 33.758 euro a Parma,  38.419 euro per Reggio Emilia,  51.435 euro a Modena, 53.328 euro a Bologna,  16.451 euro a Ferrara,  17.927 euro a Ravenna, 18.030 euro per Forlì Cesena e  infine 17.231 euro andranno a Rimini.
IL PROGETTO. I corsi sono destinati senza esclusione a detenuti, minori e cittadini regolarmente presenti sul territorio italiano. Come si legge nella delibera della Regione, infatti, “i fondi serviranno per realizzare moduli formativi inerenti l’apprendimento della lingua italiana e la conoscenza di base della cultura e dell’educazione civica italiana”. E non solo: anche gli incidenti domestici saranno oggetto delle lezioni. I corsi, infatti, sensibilizzeranno i discenti sui rischi e informeranno sui comportamenti sicuri da adottare in casa.
IL MALCONTENTO DEI POLITICI. Non tutti hanno gradito la proposta: a riguardo della presunta inutilità del progetto Galeazzo Bignami, consigliere regionale Pdl, ha affermato: “È  una vergogna,   le risorse disponibili andrebbero investite sul territorio. Oltretutto, per avere il permesso di soggiorno gli extracomunitari devono già superare un test di lingua italiana”. Ma il test di italiano che gli stranieri devono sostenere da dicembre 2010 per poter ottenere il permesso di soggiorno di lungo periodo  verifica che gli esaminati posseggano una conoscenza dell’italiano di livello A2, ossia un livello base secondo il quadro internazionale di riferimento. I corsi dunque, avrebbero la loro utilità per un migliore inserimento degli stranieri.

di Claudia Di Perna

 

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