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“Desperate housewife”, prendono marito in affitto

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NAPOLI. «Se tuo marito non vuole aiutarti nei lavori di casa o  non vuole distrarsi dal suo lavoro e dai suo hobbies, chiama il marito in affitto». Non si tratta di uno scherzo, ma dell’idea originale di un signore di Monza; Gian Piero Cerizza che, nel 2007, viene licenziato come carrozziere e con il figlio Fabio decide di reinventarsi una professione, dando vita a una piccola impresa di tecnici. Da fare la spesa e aggiustare il tetto, a riparare il lavandino che scorre e rifare l’impianto elettrico, i mariti in affitto sono dei tuttofare e se si tratta di lavori più importanti diventano degli utili intermediari per reperire personale competente.
LE TARIFFE. La singolare agenzia di servizi ha un sito web, un numero verde e poi le foto e i contatti degli oltre 40 mariti in affitto, dislocati in tutta Italia, pronti a soccorrere la malcapitata moglie di turno. Il nord è più fornito, ma un surrogato del proprio consorte lo si può trovare, da qualche mese, anche a Napoli.  «I miei collaboratori – ha spiegato il signor Cerizza –  sono tutte persone serie e affidabili, uomini tra i 30 ai 60 anni, quasi tutti sposati con figli». I costi variano e partono da un minimo di 20, 30 euro l’ora. Il marchio, negli anni si è diffuso a macchia d’olio, prima in Italia poi anche all’estero dove l’agenzia conta in Francia quattro collaboratori e in Canada uno. Inoltre,  «con un gruppo di imprenditori stranieri – ha aggiunto l’ideatore – abbiamo creato una struttura europea di franchising la “Europaisches Franchise Unternehmen” presente in Italia, Austria, Germania, Francia, Belgio, Lussemburgo, Svezia, Olanda, Danimarca e Svizzera».
LE CLIENTI. Tra le “consumatrici” del servizio, donne divorziate, ma anche felicemente sposate con professionisti e manager che non hanno tempo.  A volte a telefonare all’agenzia sono, però, gli stessi mariti. «Veniamo affittati soprattutto nei weekend –  ha spiegato Cerizza –  per portare mogli e suocere alla casa in campagna o al mare o per andare a prendere figli minorenni, rimasti in panne per strada, dopo una festa».
 
di Emiliana Avellino

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