di Nico Falco
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NAPOLI. “Credo che la riforma di cui ha bisogno questo paese è una maggiore serietà e una consapevolezza dei problemi, dei limiti che abbiamo di fronte. Non possiamo più illuderci raccontandoci il falso”. Così Ferruccio de Bortoli, direttore del Corriere della Sera, a margine della tavola rotonda dal tema “La speranza possibile”, promossa dal quotidiano di via Solferino in occasione della pubblicazione dell’ampio speciale di approfondimento “ Corriere Italie: Campania”. Al dibattito hanno preso parte, tra gli altri, Stefano Caldoro, presidente della Regione Campania, Luigi de Magistris, sindaco di Napoli e Luciano Cimmino, cavaliere del Lavoro e fondatore di Yamamay Carpisa. “Ci possono essere delle politiche sociali inclusive, – ha continuato De Bortoli, che ha svolto il ruolo di moderatore del dibattito, – che però devono passare anche dalla razionalizzazione dei costi; poi c’è un grandissimo problema di legalità, però comune a tutto lo Stato”.

I SINDACI. Volendo fare un parallelismo tra Napoli e Milano, il direttore del Corriere ha sottolineato l’importanza di avere due sindaci che rappresentano una forma di rinnovamento nella politica. “Pisapia è più pragmatico, mentre de Magistris è più immaginifico, – ha spiegato, – ma entrambi sono espressioni di una società civile che si è mossa, e questo è importante al di là dei risultati, al di là delle differenti politiche. L’importante è che ci sia una parte della società che si muove, che esprime delle speranze, che forse coltiva anche delle utopie, ma che comunque partecipa, perché quello da cui noi dobbiamo guardarci è l’indifferenza, che è poi il liquido nel quale prosperano il qualunquismo ed il populismo”.
IMPRESA SOCIALE. A margine dell’incontro Raffaella Papa, presidente di Confimpresa Campania, ha illustrato il progetto che vede al centro il primo salone mediterraneo della responsabilità sociale d’impresa. “Non è una manifestazione fieristica solita, – ha spiegato, – ma uno spazio dove le aziende parlano dei propri comportamenti responsabili”. Una sorta di palestra che si rivolge alle imprese no-profit, cercando di dare loro quegli input, proveniente dalle aziende “normali”, che sono necessari per integrare la sostenibilità ambientale e la sostenibilità sociale con quella economica, facendo così in modo che le prime, pur non snaturandosi, riescano comunque a restare sul territorio sfruttando una gestione oculata e tecniche di mercato che finora non hanno fatto parte del mondo no-profit.

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