ROMA. «Le culle termiche finalizzate, nell’intenzione dei loro promotori, a contrastare “l’abbandono dei neonati nei cassonetti: non solo si sono rivelate inefficaci a realizzare questo obiettivo, ma sono del tutto negative in quanto rischiano di incentivare i parti “fai da te”». A lanciare l’allarme è la presidente dell Anfaa Donatella Nova Micucci. In ambienti inidonei, privi della più elementare assistenza sanitaria, possono esserci «gravi pericoli per la salute e la sopravvivenza stessa della donna e del neonato e a deresponsabilizzare le istituzioni». Inoltre secondo l’Anfaa “deresponsabilizzano le istituzioni che hanno il dovere di assistere le gestanti in gravi difficoltà ed i loro nati”.

I PICCOLI ABBANDONATI – Sono, infatti, 641 i neonati partoriti in strutture sanitarie e non riconosciuti, dichiarati adottabili e adottati (stando agli ultimi dati disponibili che risalgono al 2007). Per la legge italiana, infatti, le donne, anche straniere irregolari, che non intendono riconoscere il proprio nato, hanno il diritto di partorire in assoluta segretezza e sicurezza in ospedale. In questo caso il neonato viene dichiarato adottabile e le mamme hanno 3 mesi di tempo per ripensarci. Una scelta responsabile, secondo l’Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie, che dopo il caso del neonato lasciato all’Ospedale Mangiagalli di Milano, torna a ribadire la propria contrarietà alle “culla per la vita”.

PROPOSTE DI LEGGE – Sono discussione due proposte di legge, attualmente all’esame della Commissione Affari Sociali della Camera, che prevedono la realizzazione da parte delle regioni di almeno uno o più servizi altamente specializzati, in grado di fornire alla gestanti, indipendentemente dalla loro residenza anagrafica e cittadinanza, le prestazioni necessarie e i supporti perché possano assumere consapevolmente e libere da condizionamenti sociali o familiari le decisioni circa il riconoscimento o il non riconoscimento dei loro nati. Infatti sottolinea l’Anfaa: «Molte di loro decidono di riconoscere il loro nato, di prendersene cura anche rivolgendosi ai servizi socio- assistenziali del proprio territorio per chiedere i sostegni di cui necessitano: non sempre però questi servizi vengono garantiti, in particolare nei confronti di donne extracomunitarie senza permesso di soggiorno”. Dall’associazione un appello dunque per la rapida approvazione da parte del Parlamento delle proposte di legge e un invito ai media “affinché, nel riportare queste notizie, evitino
ogni clamore, ma si ricordino sempre di evidenziare i diritti garantiti dalla nostra legislazione alle donne».

di Rebecca Montini

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