MODENA. Nel carcere di Modena, i detenuti sono quasi il doppio rispetto alla capienza prevista: 411 contro 220. Due su tre sono stranieri, mentre circa la metà è in attesa di giudizio. Per quanto riguarda l’organico di Polizia penitenziaria, invece, all’appello mancano 51 agenti rispetto al numero previsto. La metà dei mezzi di servizio, inoltre, è fuori uso. I dati sono stati forniti dal Pd di Modena, in occasione della presentazione dell’incontro con la senatrice Anna Finocchiaro , dal titolo “Carceri, uscire dall’emergenza”.
«UN INFERNO». Si tratta di una situazione allarmante, che il segretario comunale del Pd, Giuseppe Boschini, non esita a definire “un inferno”, al punto che all’interno della struttura, «anche le guardie finiscono per scontare la pena: basti pensare al numero dei suicidi degli agenti». Ma la casa circondariale Sant’Anna, come fa notare Boschini, non è l’unica struttura penitenziaria presente nella provincia. Ci sono anche la Casa di recupero di Castelfranco Emilia (mai compiutamente messa in funzione), e la Casa di lavoro di Saliceta San Giuliano, dove si sconta il cosiddetto “ergastolo bianco”, cioè la prosecuzione della detenzione anche dopo la fine della pena, per difficoltà di reinserimento nella società. Entrambe le strutture hanno una dotazione di organico insufficiente (rispettivamente -17% e -29%).
LE PROPOSTE. Secondo il Pd di Modena, la prima cosa da fare è utilizzare il nuovo padiglione del carcere Sant’Anna, che è pronto ad accogliere 150 detenuti, per accogliere quelli già presenti e migliorare le loro condizioni di vita. L’altra condizione, però, è aumentare il numero degli agenti. «Quel padiglione potrà aprire solo a due condizioni: che arrivino altri agenti, e che i 150 posti siano occupati dai detenuti del Sant’Anna, in modo che non si trasformi in un altro inferno», dice Boschini. «Non si può certo pensare di ospitare altri carcerati provenienti dall’esterno. Gli ultimi dati (aggiornati all’inizio di questa settimana) vedono la presenza di 411 detenuti rispetto ai 220 originariamente previsti – fanno sapere Boschini e Davide Baruffi, segretario provinciale – in gran parte si tratta di stranieri (68%)». Per quanto riguarda i mezzi di trasporto, secondo i dati forniti dai sindacati di Polizia penitenziaria, l’ultima vettura acquistata risale al 2005, mentre la più vecchia è stata immatricolata nel 1994. Ma su 13 mezzi in dotazione, ben 7 sono classificati come “fuori uso” o “guasti”.

di Mirko Dioneo

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