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Camorra, ecco il racket “low cost”

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NAPOLI. Ambulanze private, piccole associazioni, parcheggiatori abusivi, extracomunitari. Pagano tutti. Non c’è una sola attività che non riceva la “bussata” del clan, con l’invito a contribuire alla causa degli “amici detenuti”. E’ il controllo del territorio della camorra “di serie b” che, non riuscendo ad arrivare ai grossi affari finanziari, ripiega sul pizzo, storica e sicura fonte di reddito per la malavita organizzata e simbolo della presenza del clan. La somma non è importante: basta che la vittima capisca che deve pagare.
LE VITTIME. Le nuove frontiere del racket si sono estese a chiunque: benzinai (100 euro), associazioni (50/100 euro), ambulanti extracomunitari (10 euro al giorno), proprietari di bassi affittati ad extracomunitari (100 euro), persino amministratori di condominio (2 euro a condomino al mese). Spesso le richieste sono contenute, in modo che la vittima sia più disposta ad accettare, anche per paura delle ripercussioni. Fortunatamente, non sono pochi quelli che hanno già denunciato ed altri sono già pronti a farlo.
L’ANTIRACKET. Il luogo comune vuole che denunciare sia quasi inutile, perché tanto “un mese e tornano fuori”. Ma la realtà è diversa. “Abbiamo moltissimi processi ad estorsori in corso, – spiega Silvana Fucito, storico volto dell’antiracket campano, – e parecchi si sono già conclusi, con pene severe, oltre i 10 anni di reclusione”. L’equivoco, spiega Fucito, nasce dal fatto che le ritorsioni dei clan facciano molto clamore, mentre si parla poco o nulla dei risultati raggiunti dalla Giustizia e delle pesanti condanne. “Abbiamo raggiunto un equilibrio eccezionale con le forze dell’ordine, – aggiunge, – una sinergia tra inquirenti ed associazioni che porta a risultati molto positivi: è necessario che le vittime denuncino, senza aver paura. Le nostre vittorie devono essere per loro lo stimolo a ribellarsi, con la consapevolezza che per gli estorsori si prospettano anni ed anni di carcere”. Dieci anni fa esatti, il 19 settembre 2002, il racket incendiò il negozio dell’imprenditrice. “Da allora è partito il risveglio delle coscienze, mano a mano i negozianti stanno capendo che denunciare è la scelta migliore e sono sempre di più coloro che si rivolgono a noi, – conclude la Fucito, – ma è importante che si sappia: le condanne sono severe, lo Stato ci tutela”.
RACKET NEGLI OSPEDALI. Gli ospedali restano le più fruttuose fonti di reddito del racket, i clan prendono di mira le miriadi di aziende che vi gravitano intorno per i più disparati servizi. Operare in quelle zone significa dover pagare il gruppo di riferimento; se la struttura ricade in più zone di influenza, l’area viene divisa in zone e si procede con la spartizione. Sono tutti “bancomat” della camorra: Cardarelli (clan del Vomero, di Miano e di Chiaiano), Cotugno e Secondo Policlinico (clan di Marano), Loreto Mare (clan delle Case Nuove, dopo la caduta dei Mazzarella), Pellegrini (clan di Piazza Dante). Pagano anche i parcheggiatori abusivi (1000 euro almeno, per arrivare ai 2500 imposti davanti al Cardarelli) e le ambulanze private (2000 euro mensili, anche a rate, più benefit come trasporti gratis per “gli amici”).
LE LAVANDERIE DEL CLAN. Per i soldi ricavati si punta si riciclaggio, per ripulire il denaro ed avere contanti a disposizione. Le “lavanderie” sono attività preferibilmente legate al cibo (ristoranti, pizzetterie, rivendite alimentari) o all’abbigliamento, tutte gestite da “teste di legno”; vengono avviate da zero o, in alcuni casi, rilevate forzatamente dai vecchi proprietari, costringendoli a chiudere magari avviando un’attività identica a pochi metri e praticando prezzi stracciati. Molto gettonati sono anche i garage, che costituiscono anche un sicuro nascondiglio per armi e droga. Infine, gli introiti del racket vengono investiti, come dimostrato da diverse inchieste della magistratura, nei punti scommesse.
LA MANOVALANZA. Con i clan falcidiati dagli arresti, la manovalanza attuale è costituita dalle nuove leve che, proprio col “tirocinio” del pizzo, cercano di guadagnarsi la fiducia dei boss. I capi non andranno mai a chiedere soldi di persona, la denuncia è dietro l’angolo. Ci manderanno incensurati, spesso insospettabili; minorenni in motorino o persone anziane, che possono entrare e uscire da un negozio senza dare troppo nell’occhio. Persone raccattate dalla strada che spesso, non trovando alternative, finiscono col cedere alle lusinghe di qualche soldo facile, seppur guadagnato illecitamente.

di Nico Falco

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