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Alluvioni e siccità, il clima “globalizzato” impone soluzioni condivise

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Giovedì 15 luglio, in Germania, 148 litri di pioggia per mq, caduti in meno di 48 ore, hanno provocato ingenti danni alla regione del Nord Reno-Westfalia. Molte voci autorevoli si sono espresse sull’evidente connessione di questi fenomeni al cambiamento climatico in corso, non ultima la Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen che, in conferenza stampa a Dublino, ha dichiarato: «La scienza ci dice che con il cambiamento climatico vediamo più fenomeni meteorologici estremi, che durano più a lungo. L’intensità e la durata di questi eventi sono una chiara indicazione del fatto che sono favoriti dal riscaldamento globale». Il tributo pagato dal Paese ai cambiamenti climatici, per un singolo evento meteorologico, è alto: si contano ad oggi 180 morti e ancora 100 dispersi. «Nemmeno la Germania, che da anni ha avviato politiche per ridare spazio ai fiumi, è al sicuro dalle conseguenze peggiori del cambiamento climatico», scrive in una nota il WWF che, in questa, spiega l’urgenza di «…accelerare i ritmi dell’azione climatica se vogliamo evitare le conseguenze più pericolose e ingestibili».

L’ondata di caldo anomalo proveniente dall’Africa subsahariana, che già aveva fatto registrare nei giorni precedenti temperature record in Germania, scontrandosi bruscamente con l’aria fredda proveniente dall’Atlantico, ha causato i violenti temporali che si sono abbattuti su gran parte del Nord Europa.

I Paesi industrializzati, che sono i maggiori responsabili dell’inquinamento del nostro Pianeta, non sono gli unici né i primi ad aver subito gli effetti di questa crisi globale. Una delle regioni più soggette ai cambiamenti climatici è proprio l’Africa subsahariana, che da anni sta vivendo periodi sempre più lunghi di siccità intervallati dall’arrivo di violenti cicloni. Si stima che entro il 2050, 50 milioni di migranti climatici muoveranno da quest’area in cerca di condizioni favorevoli alla loro sopravvivenza.

Gli effetti devastanti del cambiamento climatico, causato in maggior parte dalle eccessive emissioni prodotte dalle attività umane, principale fattore determinante del riscaldamento globale, ci portano e ci porteranno a vivere in un Mondo sempre meno stabile, non solo climaticamente.

Uno studio, pubblicato nel 2019 su Nature da un gruppo internazionale di ricercatori, stima un incremento dei conflitti armati del 26% al raggiungimento di un aumento delle temperature globali di 4°C rispetto ai livelli preindustriali. Sono già numerose le guerre provocate dalla scarsità di cibo e di acqua in tutto il Mondo, in prevalenza nei Paesi in via di sviluppo, che già da tempo stanno subendo gli effetti di questa crisi. Secondo un rapporto pubblicato dallo Stockholm International Peace Research Institute, che analizza l’impatto dei cambiamenti climatici sulla Missione di assistenza delle Nazioni Unite in Somalia (Unsom), «Il cambiamento climatico grava profondamente sugli sforzi per stabilire una governance e sistemi giudiziari funzionanti», in quanto è proprio la siccità e l’aumento delle temperature ad essere spesso la causa scatenante dei conflitti, cosa che succede regolarmente anche nella stessa Somalia, dove popolazioni tradizionalmente dedite al pascolo sono costrette a migrare in zone abitate da popolazioni tradizionalmente dedite all’agricoltura, con la conseguenza di creare nuovi conflitti e aumentare l’instabilità del Paese.

Come per il clima, anche per la stabilità economica e politica, sino ad arrivare alla salvaguardia del singolo, si può parlare di destini incrociati. La lotta ai cambiamenti climatici, per questo, non può prescindere da una visione più ampia, che consideri soprattutto l’interrelazione di questi fenomeni, e che si sforzi a trovare soluzioni globali e non più solamente locali.

di Valerio Orfeo

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