Nessun miglioramento sulla sicurezza nelle scuole sovente pericolanti e sui mezzi pubblici sempre troppo affollati rispetto agli standard che il periodo pandemico imporrebbe. Totale assenza di strumenti volti alla tutela psicologica degli istituti dove la didattica viene definita troppo «nozionistica» anche in una regione, come la Campania, in cui la dispersione scolastica è al 19%. Sono i motivi che hanno spinto stamattina anche gli studenti napoletani e campani delle scuole superiori a scendere in piazza nella giornata della mobilitazione nazionale, la prima dopo un anno e mezzo di pandemia. Il corteo di Napoli, partecipato da diverse migliaia di ragazzi arrivati da diverse zone dell’area metropolitana e frequentanti diverse decine di istituti, ha avuto il punto d’approdo a Palazzo Santa Lucia dopo essere partito da piazza Garibaldi e attraversato le arterie del centro storico. “Siamo il futuro che si ribella’’ lo slogan coniato per l’occasione. A fine giornata, una delegazione di studenti ha incontrato, come richiesto, l’assessore regionale all’Istruzione Lucia Fortini per ribadire i punti oggetto delle rivendicazioni.

Le rivendicazioni degli studenti – «In questi due anni di pandemia la scuola è rimasta ai margini dell’agenda politica di questo governo – ha spiegato Mario Novelli, coordinatore dell’Unione degli Studenti Campania – Gli allarmi lanciati dagli studenti non sono stati ascoltati e non possono più essere ignorati. Durante ed oltre la didattica a distanza questa regione non è riuscita a garantire il diritto allo studio: in Campania siamo in emergenza su edilizia, trasporti pubblici e abbandono scolastico». Secondo l’Uds è «necessaria una riforma totale dell’istruzione pubblica, che sappia rinnovare la didattica e immaginare un nuovo modello di scuola inclusiva per trasformare la società». Tanti i rappresentanti degli studenti nella marcia piena di cartelli, striscioni intrisi di messaggi veicolati verso le istituzioni invitate a occuparsi della tutela degli scolari. Sara Monti, tra i portavoce campani dell’Uds ha ricordato come «uno studente su 5 non ha gli strumenti per continuare o finire gli studi, inaccettabile. Solo con un concreto sostegno agli studi non solo con i testi scolastici ma anche con connessioni, device, trasporti degni. Chiediamo anche un reddito di formazione, che rappresenta il welfare necessario per permettere a tutti di accedere all’istruzione». Non solo, tra le richieste dell’Uds, c’è quella di un «tavolo di lavoro permanente che ci veda realmente protagonisti della riscrittura della scuola a partire dalle macerie. Sul futuro della scuola vogliamo essere interrogati noi». Pesa, ovviamente, il reiterato ricorso alla didattica a distanza in questo anno e mezzo di emergenza sanitaria. «Ci sono studenti che in questi anni non hanno mai completato un intero ciclo in presenza nelle classi e questo toglie certezze, soprattutto in coloro i quali devono sostenere l’esame di Stato». A dirlo Francesco Ferorelli, dell’Unione Studenti di Napoli per il quale «il cambiamento in favore degli studenti a seguito della sostituzione della ministra Azzolina con Bianchi è pura retorica. Entrambi hanno puntato su una scuola industrializzata, in cui lo studente è formato come lavoratore».

 Priorità alla salute psicologica – Durante il corteo di questa mattina, all’altezza di piazza Municipio, alcuni ragazzi si sono incappucciati esponendo cartelli per chiedere sportelli d’ascolto. “Siamo il futuro senza futuro’’. “Siamo invisibili’’. “Salute psicologica= priorità’’ si leggeva su alcuni pezzi di cartone. In proposito, queste le parole Marco M. degli studenti autorganizzati campani: «La salute psicologica è tra i punti principali di quelli portati in piazza. In questi anni di pandemia c’è stato un completo abbandono, c’è stato un totale menefreghismo delle istituzioni che hanno pensato soltanto a far ripartire l’economia mentre gli studenti sono stati lasciati soli dinanzi a un pc. Questo perché gli spazi d’ascolto non garantivano un profitto. Chiediamo sportelli d’ascolto, consultori nelle Asl accessibili a tutti gli studenti. Ci sono ragazzi – ha aggiunto Marco -che non riescono o possono esprimere un disagio all’interno della propria famiglia. C’è ancora lo stigma di andare dallo psicologo per esternare quello che sentono i ragazzi».

  di Antonio Sabbatino

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