“Non vorrei essere qui oggi. Non vorrei essere qui ad accompagnare l’ennesimo giovane figlio di Napoli, ucciso senza alcun motivo dalla mano di un altro figlio di questa città. Non vorrei essere qui non perché voglia sottrarmi al dolore immenso dei genitori di Giovanbattista e di tutti coloro – parenti, amici, compagni – che lo piangono con il cuore spezzato e straziato dall’angoscia, dall’incredulità, dallo smarrimento. Non vorrei essere qui perché semplicemente avrei voluto che non ce ne fosse il motivo”. Lo ha detto l’arcivescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia, nell’omelia, durante i funerali di Giovanbattista Cutolo, il giovane musicista ucciso la scorsa settimana in piazza del Gesù a Napoli . “E più che parlare di Giovanbattista avrei voluto parlare con Giovanbattista, più che sentir parlare di lui, della sua bravura, della sua arte e voglia di vivere, avrei voluto toccarla con mano, magari ascoltando un concerto della sua orchestra o una delle sue magnifiche composizioni, come quella che il suo papà mi ha fatto ascoltare qualche giorno fa. Ma, purtroppo, nessuno di noi ha il potere di cambiare la realtà, nessuno di noi può far tornare indietro le lancette della storia e del tempo, fermando quella mano giovanissima ma già deviata, come purtroppo tante volte accade con i ragazzi di questa città”, ha aggiunto il vescovo di Napoli.

La piazza è gremita, a onorare la memoria del ventiquattrenne non solo amici, familiari e conoscenti, ma tantissimi cittadini stanche dello stato d’assedio in cui sono costretti a vivere. Ad accompagnare l’uscita del feretro dalla Basilica del Gesù nuovo, le note dell’Inno alla Gioia suonate dai suoi compagni del conservatorio.

“Ergastolo per il balordo, ergastolo per il balordo- ripete continuamente Daniela Di Maggio la mamma di Giovanbattista- Quel balordo ha ammazzato una comunità intera. Dobbiamo cambiare la storia con la morte di Giogiò, la sua morte è  stato un sacrificio – ha aggiunto – era un faro, è inaccettabile. Gli ho preparato il vestito perchè ci teneva al concerto con la Scarlatti (l’orchestra in cui il giovane suonava, ndr) ed ora è nella bara”.

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