salvabimbi 00004di Nico Falco
 
NAPOLI – Ogni anno cinquanta bambini perdono la vita per soffocamento da corpo estraneo. Morti evitabili, a patto che tra i presenti ci sia qualcuno capace di effettuare correttamente le manovre di disostruzione adeguate, semplici movimenti che in tali frangenti salvano vite. Secondo logica, tali manovre dovrebbero essere insegnate obbligatoriamente a chiunque abbia a che fare con i bambini, partendo dagli educatori per finire agli animatori delle feste. La realtà, come ci si potrebbe aspettare (e come la cronaca testimonia) è ben diversa: “primi soccorsi” improvvisati, bambini sollevati per i piedi, dita infilate in gola. Tentativi in buona fede dettati dall’istinto ma che non fanno solo perdere secondi preziosi, ma spesso facilitano il soffocamento.

Come spesso accade in questi casi, ci pensano i privati a “mettere una pezza” laddove le Istituzioni non riescono ad arrivare. Si rendono così necessarie associazioni come la napoletana “Salvabimbi” di Domenico Buonanno (www.salvabimbi.it), che ha stretto un protocollo di intesa con l’Age Campania (Associazione Genitori per i Genitori) e che con l’associazione “Le fate di Arianna” (di Rosa e Luigi Nunziata, genitori di Arianna, la bimba di nove anni soffocata nell’aprile scorso da un boccone di mozzarella) dedica, a titolo completamente gratuito, a lezioni itineranti durante le quali vengono illustrate le semplicissime quanto importanti tecniche di primo soccorso in caso di soffocamento da corpo estraneo in neonati e bambini. L’ultimo incontro, all’Auditorium della Regione Campania, ha visto la partecipazione di oltre quattrocento persone e la presenza di rappresentanti delle istituzioni locali (come il direttore dell’Ufficio scolastico regionale, Diego Bouchè, ed il presidente della V Commissione Sanità, Michele Schiano di Visconti) e del dottor Marco Squicciarini, medico della Croce Rossa italiana e referente per le manovre di disostruzione pediatriche, mentre il manifesto dell’associazione è stato presentato dal comico Enzo Fischetti.
Fin quando non ci sarà un progetto strutturato (e questo è compito sicuramente delle Istituzioni, non ci si può affidare esclusivamente al volontariato), non si potrà sperare di salvare le decine di bambini che ogni anno soffocano senza che nessuno potrà aiutarli. Fin quando le tecniche di primo soccorso si limiteranno, laddove i presenti non si lascino prendere dal panico, al “guarda l’uccellino” o alla pacca sulla spalla, il prezzo da pagare sarà carissimo: quattro bambini al mese.

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