NAPOLI – Sul tema dell’immigrazione svolge, nel capoluogo campano, un ruolo fondamentale: è la Scuola di Pace, l’associazione presieduta da Corrado Maffia, che da 25 anni è un luogo di discussione e riflessione sociale, attiva in particolar modo per la Scuola di italiano per immigrati, con circa 400 allievi divisi in 12 classi, seguiti da oltre 30 volontari. Un grande esempio di apertura alla diversità. Abbiamo intervistato una delle anime di questo progetto, Marta Maffia.
Come nasce l’idea della Scuola di italiano?
La scuola di italiano della Scuola di Pace nasce nel settembre del 2008, in un momento storico che vede l’inasprimento della lotta mediatica e politica contro lo straniero (culminata con l’inserimento nel pacchetto sicurezza della Bossi-Fini del reato di immigrazione clandestina nel 2009). Un decreto ministeriale del 2010, inoltre, introdurrà anche una certificazione di competenza in italiano L2 (lingua seconda) tra i requisiti per la richiesta di lungo soggiorno in Italia. Creare un luogo prima di tutto accogliente e in cui si potesse imparare l’italiano insieme: questa è stata la nostra risposta!
Da quanto tempo e in che modo vi occupate d’immigrazione?
Si può dire che da sempre la Scuola di Pace ha avuto uno sguardo molto attento sul mondo. Già nel programma delle conferenze generali dell’associazione del 1991 si parlava della “Geografia delle guerre” e, più recentemente, nel 2004/05 e nel 2006/07 i temi dell’anno associativo erano rispettivamente “Africa. Deriva di un continente” e “Mondo arabo e Islam”.
Con la scuola di italiano l’impegno verso l’intercultura e il dialogo tra popoli è diventato più concreto, si è trasformato in volti, nomi, storie.
Quali sono le storie che ti hanno più colpito?
Le storie sono davvero tante e diventa sempre più difficile ricordarle tutte.
Ne racconto tre:
- quella del nostro primo alunno, Stanley. Di origine nigeriana, quando ha cominciato la scuola balbettava un po’ di italiano, solo quello che gli bastava per portare avanti il suo lavoro di venditore ambulante. Ha subito capito che ci serviva una mano ed è diventato il nostro braccio destro: mediatore culturale tra noi, inesperti insegnanti di italiano, e il mondo. Dopo qualche mese, ha espresso il desiderio di seguire anche il corso di teatro dell’associazione.
Oggi Stanley vive vicino Macerata, dove ha frequentato una scuola di cinema e fa finalmente quello che ha sempre desiderato fare: l’attore. Proprio qualche giorno fa abbiamo visto il trailer di un corto di cui è il protagonista!
- poi c’è Tatiana, russa, laureata in biologia, con una grande passione per il mare, la sua fauna e la sua flora. È perennemente alla ricerca di un lavoro, come badante. Ha due figli in Russia, che non vede mai ma di cui parla sempre. In Italia ha trovato un nuovo compagno, un ragazzo del Kosovo, che non ha voglia di frequentare la nostra scuola. Lei invece, eccome! Quadrata e disciplinata come solo una russa può essere, pretende tanto anche dalle insegnanti: vuole imparare tutto, bene e subito. Non ammette rallentamenti e frivolezze ed è pronta ad affermarlo con una decisione a volte un po’ superba.
Tatiana probabilmente ritornerà anche quest’anno a scuola. Spero che finalmente abbia trovato un lavoro.
- e, infine, la storia di Cristian, ingegnere spagnolo che viveva in una camera di un “basso” del centro storico di Napoli. Aveva imparato il napoletano molto meglio dell’italiano, tanto che spesso era ripreso al lavoro per la volgarità del suo linguaggio. Bravissimo nelle lingue, era decisamente fallimentare nei suoi esperimenti di cucina napoletana. Aveva stretto amicizia con tutti a scuola, proprio tutti, ed era capace di creare subito “comunità”, anche in una classe in cui erano presenti circa 10 diverse nazionalità. Oggi, dopo un paio di anni di lavoro a Berlino, credo che Cristian sia tornato a vivere in Spagna ma ancora ci scrive, rigorosamente in napoletano.
Come dicevo, le storie sono davvero tante: storie di fatica e di sudore, di lontananza e nostalgia, ma anche storie felici, di serenità ritrovata e nuove, importanti, relazioni.
Quali le esperienze più gratificanti?
È bellissimo osservare gli studenti che arrivano, si iscrivono, frequentano tutto l’anno, seppur con difficoltà, e poi ritornano, anno dopo anno. È davvero una gioia seguire una classe per un intero anno e accorgersi alla fine di quanto gli studenti abbiano imparato (tuo malgrado!). È sempre sorprendente scoprire dai loro stessi racconti quanto le parole, i verbi, le frasi di cui si parla in classe siano utili agli studenti fuori dalla classe, a lavoro o nel tempo libero. Solo per accennare ad alcune delle tante gratificazioni…
Che rapporto si instaura tra gli alunni?
Gli studenti e le studentesse della scuola nello scorso anno scolastico erano 431, provenienti da 42 paesi del mondo. Essendo in tanti ed essendo divisi in due turni di lezioni, non sempre riescono a incontrarsi. Per questo cerchiamo di creare anche momenti di incontro alternativi e complementari alle lezioni: cene, cineforum, visite guidate. Abbiamo sempre cercato di favorire quanto più possibile la mescolanza, evitando classi omogenee per nazionalità.
Non è raro che si instaurino amicizie durature, come quella tra Ivan, Nishanta, Matar e Turi: un bulgaro, uno srilankese, un senegalese e un italiano che riempiono Facebook con le foto delle loro uscite serali. Oppure è possibile assistere a esilaranti momenti di comicità fraterna, come nei battibecchi tra Gerry, operaio nigeriano avvezzo alle “marenne”, e Ronny, statunitense con ascendenze italiane. La lingua italiana, da apprendere e conoscere, fa da legame tra comunità che, fuori dalla scuola, non si incontrerebbero. Certo la convivenza non è sempre facile, ma gli sparuti momenti di tensione o di conflitto sono fortunatamente sempre risolti con serenità.
Che tipo di feedback danno gli insegnanti?
Anche gli insegnanti e i tutor della nostra scuola hanno esperienze, storie e età diverse. La cosa che ci accomuna tutti e tutte è sicuramente l’entusiasmo: la grande motivazione e la voglia di imparare degli studenti si riflettono inevitabilmente sugli insegnanti. Così che anche chi comincia l’esperienza con scetticismo o con l’idea di riempire semplicemente uno spazio vuoto della settimana è subito spinto ad andare oltre, a migliorarsi, approfondire, studiare per rispondere alle necessità degli studenti. Non è un caso che molti dei nostri insegnanti abbiano negli anni deciso di intraprendere un percorso di specializzazione in Didattica dell’italiano L2, cosa che rende l’azione formativa sempre più efficace e valida, evitando le improvvisazioni e favorendo, invece, le sperimentazioni.
Altri progetti in cantiere?
Per questo nuovo anno, lo staff della scuola ha già cominciato a lavorare. Ci sono tante cose da fare prima che la scuola riprenda ad ottobre e ci aspettano lunghe riunioni! Oltre l’attività della scuola, quest’anno è previsto anche un progetto per l’avviamento professionale: ci saranno corsi per ristoratori, operai edili e giardinai rivolti a immigrati ma anche a italiani senza occupazione. Mentre il tema generale delle conferenze della Scuola di Pace sarà “Luci nel buio, Testimoni della nonviolenza nel ‘900” e poi ci saranno i laboratori nelle scuole, incentrati sulla “Grande Menzogna” della prima guerra mondiale (le minuscole sono volute!). Insomma, gli appuntamenti anche quest’anno sono davvero tanti. E allora che dire…vi aspettiamo!
di Caterina Piscitelli