NAPOLI. Che il futuro dei trasporti debba tingersi di verde è ormai un fatto certo, soprattutto se, dati alla mano, si da’ un occhio al costo dei carburanti tradizionali da un lato e dall’altro ai report sull’inquinamento che Legambiente snocciola periodicamente in tutto lo Stivale. E se è vero che l’Italia, oltre ad essere dietro solo a Stati Uniti, Canada, Olanda e Russia in materia di inquinamento atmosferico (studio Stanford Kay) , altrettanto vero è che la maglia nera spetta a diverse metropoli del Sud (Legambiente gennaio 2013 ndr) tra cui in testa Bari e Napoli. Ma proprio da quest’ultima in questi giorni è stato avviato un progetto decisamente “green”, destinato a far parlare di se lungo tutto il Bel Paese.
L’INIZIATIVA – A partire da questo mese, infatti, la refezione scolastica di Napoli per le Municipalità 1 e 9 del Comune campano diverrà interamente ecosostenibile grazie ad un’iniziativa di EP, la principale azienda specializzata in servizi di ristorazione collettiva che, siglando un accordo con lo storico marchio automobilistico Renault, ha avviato sin da subito la distribuzione di ben 5.600 pasti al giorno per un equivalente di ben 72 strutture servite con una flotta di veicoli completamente elettrici. Sono questi solo alcuni dei dati snocciolati nel corso della conferenza stampa tenutasi questa settimana alla presenza del Presidente dell’Unione Industriali di Napoli Paolo Graziano.
LE DICHIARAZIONI – «Abbiamo voluto rispondere alle indicazioni dell’Amministrazione Comunale che chiedeva maggiore attenzione all’ambiente nella gara per il servizio di refezione, con un investimento cospicuo in grado però di ridurre a zero le emissioni. – dichiara, non senza un pizzico di giustificato orgoglio, Giuseppe Esposito, Direttore Commerciale di EP- Un veicolo commerciale, tra i più efficienti, arriva oggi a produrre circa 140 g di CO2 per Km. I nuovi Kangoo Z.E. di cui ci siamo dotati riducono a zero questo dato, con un indubbio vantaggio in termini ambientali ». La “flotta”, infatti, che oltre a rappresentare un investimento di circa 1 milione di euro in tre anni, al lordo dei costi di gestione dei singoli veicoli, si compone di ben 30 mezzi di cui 15 Renault Kangoo Z.E e 15 Renault Kangoo Maxi Z.E. Sono questi solo due dei quattro modelli che compongono la gamma Z.E. , ovvero zero emissioni, di Renault, al momento unico costruttore automobilistico a proporre oggi sul mercato una serie completa di veicoli 100% elettrici tecnologicamente innovativi ed economicamente accessibili, adatti a tutte le esigenze di mobilità privata e professionale.
I MODELLI – In particolare il Kangoo Z.E al momento risulta il mezzo a zero emissioni più venduto in Europa con un’autonomia media di ben 170 km (in ciclo NEDC). Ma perché proprio Napoli come città dello start up italiano? A spiegarlo è Francesco Fontana Giusti, Direttore Comunicazione di Renault Italia «L’accordo siglato con EP segna una nuova importante tappa nel programma di Renault per lo sviluppo della mobilità elettrica. Abbiamo scelto EP perché è un’azienda leader nella ristorazione che, scegliendo di dotarsi di una flotta di Kangoo Z.E. per effettuare il proprio servizio di distribuzione dei pasti, condivide con Renault l’entusiasmo e l’impegno per un trasporto più sostenibile, nel pieno rispetto dell’ambiente, con zero emissioni di CO2, e la città di Napoli si conferma ancora una volta un riferimento per iniziative a favore di una mobilità più moderna ed eco-compatibile». E se EP con questo investimento ha compiuto un grande passo verso la sostenibilità ambientale, confermando il proprio impegno in termini di innovazione e modernizzazione del servizio, con buona probabilità non passerà molto tempo prima che decida di ampliare ulteriormente la sua flotta che al momento fornisce il medesimo servizio di preparazione e distribuzione pasti anche per aziende del Lazio, della Puglia e della Sicilia. L’appuntamento prossimo per ora è a maggio quando la Renault consegnerà altri 15 veicoli che porteranno il parco auto della EP a 18 unità elettriche e che saliranno a quota 30 entro il 2015.
di Luca Mattiucci*
* da Corriere Economia dell’11 febbraio 2013

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