ROMA. Il 44 per cento dei ragazzi stranieri residenti nel nostro Paese non finisce la scuola dell’obbligo, l’abbandono scolastico riguarda quasi la metà dei giovani stranieri residenti in Italia. È  la fotografia dell’ultimo rapporto Istat “Noi Italia 2013” da mettere tra i temi in agenda dei candidati delle prossime elezioni, come sottolineato dal presidente dell’Istat, Enrico Giovannini.  “È un tema da tenere sotto controllo – continua Giovannini – perché questi ragazzi non possono essere tenuti in panchina”.
STRUMENTI CULTURALI – Una parte consistente dei migranti giunti in Italia, continua il rapporto,  però è in possesso degli strumenti culturali che sono alla base di un processo migratorio rivolto al miglioramento delle condizioni di vita. Nonostante gli abbandoni, infatti, il grado di istruzione della popolazione straniera si conferma piuttosto elevato. Nella popolazione tra i 15 e i 64 anni, la quota degli stranieri con un titolo di studio fino alla licenza media nel 2011 è pari al 49,9 per cento; il 40,9 per cento ha un diploma di scuola superiore e il 9,2 per cento una laurea.
ABBANDONI SCOLASTICI E DATI EUROPEI – La dispersione scolastica nel nostro Paese, anche se in progressivo calo, è ancora lontana dagli obiettivi europei: nel 2011 la quota di giovani che ha interrotto precocemente gli studi è pari al 18,2 per cento. L’incidenza degli abbandoni è maggiore per la componente maschile rispetto a quella femminile e riguarda soprattutto regioni come la Sardegna e la Sicilia, dove un ragazzo su quattro non porta a termine il percorso scolastico obbligatorio dopo la licenza media. Valori decisamente alti si registrano anche in Campania, Puglia e Calabria. La scelta di non proseguire gli studi, spesso attribuita ad un disagio sociale che si concentra nelle zone meno sviluppate, è presente anche nelle regioni più produttive, dove le numerose domande di lavoro rappresentano una forte attrazione per i giovani, distogliendoli dal compimento del loro percorso formativo in favore di un’occupazione nel mondo lavorativo.

di Mirella Soprano

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