PALERMO – La buona politica e il volontariato hanno marciato fianco a fianco oggi, a Cinisi, in provincia di Palermo, insieme a centinaia di studenti provenienti da ogni regione d’Italia per ricordare Peppino Impastato, l’attivista ucciso dalla mafia il 9 maggio di 35 anni fa. Quasi cento sindaci schierati in prima fila contro le mafie, con la loro fascia tricolore, hanno percorso i 100 passi che separano l’ex casa Badalamenti da casa Memoria Impastato, in segno di solidarieta’ con chi la mafia la sfido’ con coraggio e ironia, 35 anni fa, come Peppino, e chi oggi la rifiuta, subendo minacce e intimidazioni. Una forza rivoluzionaria, sottolineata anche dalla presidente della Camera, Laura Boldrini, che in un messaggio ha ricordato la straordinaria «strategia contro la mafia di Peppino, il suo ridicolizzare i rituali di cosa nostra, un’arma inedita per l’epoca e un atto eroico».
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I POLITICI – Un impegno che deve continuare oggi, con una «lotta culturale che abbia la scuola al centro – ha dichiarato il neo ministro all’Istruzione Maria Chiara Carrozza in una lettera di saluto – e un impegno del governo a fare approvare dal parlamento in tempi rapidi la modifica dell’articolo 416ter del codice penale sul voto di scambio». Armi spuntate contro la corruzione, come lamentano gli stessi sindaci che hanno aderito ad Avviso pubblico, la rete anti corruzione della pubblica amministrazione che qui ha presentato in anteprima il suo rapporto “amministratori sotto tiro”. «Sono 50 gli amministratori uccisi dalle mafie – ha detto il presidente Andrea Campinoti – il 2012 e’ stato l’anno in cui si e’ registrato il record negativo dei Comuni sciolti per infiltrazione mafiosa, ben 25, e le intimidazioni sono aumentate del 27 per cento rispetto allo scorso anno».
IL FRATELLO – «Questi 100 passi rappresentano la storia del nostro Paese, del suo impegno civile, un coraggio che non si ferma ai simboli – ha detto Giovanni Impastato». Il culmine della manifestazione in contrada Feudo, nel casolare in cui l’attivista di Cinisi fu massacrato, prima che il suo corpo venisse trascinato sui binari e fatto esplodere per inscenarne il suicidio. Un caseggiato «ancora da espropriare e in stato di totale abbandono – denuncia Giovanni Impastato – condizioni che testimoniano quale sia la mancanza di rispetto per la memoria storica del nostro Paese. Qui Peppino ha esalato il suo ultimo respiro e qui registriamo con dispiacere l’assenza del governatore Rosario Crocetta che per la sua storia ritenevamo particolarmente sensibile a questi temi. Finora abbiamo 30.600 firme raccolte da Rete 100 passi attraverso la piattaforma di petizioni on line ‘change.org’, ma la sottoscrizione continua e piu’ avanti consegneremo le firme al presidente della Repubblica. Tenere in queste condizioni il casolare e’ un’offesa per tutti, specialmente per le istituzioni».
di Antonella Lombardi