BRUXELLES – Dopo quasi due anni di negoziazioni, l’Unione europea è riuscita a fare un passo decisivo in avanti verso un accordo finale sulla riforma della Politica Comune della Pesca. Il ministro della Pesca irlandese Simon Coveney – in qualità di rappresentante del Consiglio europeo dei ministri – e il negoziatore per il Parlamento europeo, Ulrike Rodus MEP, hanno annunciato in conferenza stampa il raggiungimento di un accordo sugli aspetti più importanti della riforma.
“Per decenni la pesca in Europa ha registrato un progressivo declino, con lo sfruttamento eccessivo degli stock ittici e la penalizzazione dei pescatori artigianali, favorendo gli interessi della pesca industriale e distruttiva. L’accordo raggiunto è una buona notizia, vi è un impegno a ricostituire gli stock ittici anche se, purtroppo, non è stata fissata una scadenza precisa per il loro recupero. Per la prima volta, inoltre, l’Unione europea ha riconosciuto il valore di coloro che pescano in modo sostenibile, sottolineando l’esigenza di seguire criteri ambientali e sociali per l’accesso alle risorse di pesca” – Giorgia Monti, responsabile della campagna Mare di Greenpeace Italia, commenta così l’accordo sulla riforma della Politica Comune della Pesca raggiunto a Bruxelles.
Proprio due giorni fa, all’inizio delle contrattazioni, Greenpeace aveva consegnato ai negoziatori oltre centomila barchette raccolte durante il tour “Sostieni chi pesca sostenibile” per chiedere una giusta riforma della pesca. Il Parlamento e i Ministri europei erano infatti in forte conflitto su quanto ambiziosa dovesse essere la riforma della fallimentare Politica Comune della Pesca.
L’accordo tra il Parlamento europeo e il Consiglio raggiunto oggi stabilisce l’obbligo di porre fine alla pesca eccessiva entro il 2015 per la maggior parte degli stock europei, ma consente di posticipare il limite di cinque anni in casi eccezionali dove la riduzione della pressione di pesca potrebbe “seriamente mettere a rischio la sostenibilità economica e sociale delle flotte di pesca”. L’accordo include inoltre un impegno a ricostituire gli stock, anche se non stabilisce una scadenza precisa per raggiungere livelli di sostenibilità. Cruciale il fatto che con queste nuove norme i governi nazionali dovranno eliminare la capacità di pesca in eccesso delle proprie flotte e adottare criteri ambientali e sociali trasparenti per l’accesso a zone e quote di pesca. Inoltre, in futuro sarà proibito ai pescherecci europei di praticare la pesca eccessiva nelle acque territoriali di altri Paesi. Anche la quantità di pesce che potrà essere rigettata in mare sarà ridotta.
Ora l’accordo dovrà essere approvato dal Coreper, il comitato che riunisce i rappresentanti permanenti degli Stati membri dell’Unione europea, mentre alcuni dettagli tecnici andranno definiti ulteriormente. Non si tratta comunque dell’ultima fase per la riforma della Politica Comune della Pesca: la nuova struttura dei finanziamenti europei alla pesca deve ancora essere approvata.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui