Un’ennesima protesta gandhiana contro il cambiamento climatico, durante un’evento di portata mondiale, è andata in scena a Parigi, lo scorso venerdì. Questa volta il blitz non ha risparmiato la semifinale del Roland Garros, prestigioso e seguitissimo torneo di tennis su terra rossa. Una ragazza ventiduenne attivista per il clima, dopo aver fatto invasione di campo durante il sesto gioco del terzo set della semifinale Ruud-Cilic, si è incatenata alla rete in segno di protesta per l’insufficiente attenzione che l’agenda politica mondiale sta dando al cambiamento climatico. Incontro sospeso per 15 minuti, il tempo di riuscire a liberare la ragazza e, di peso, portarla via. Alizee, questo il suo nome, è una giovane attivista francese di Derniere Renovation, una delle tante associazioni, come la più conosciuta Extinction Rebellion, che hanno sviluppato, rispetto a movimenti come Fridays for Future di Greta Thunberg, una risposta “belligerante” di natura non violenta all’apatia decisionale dei governi sul tema climatico. Resistenza passiva e disobbedienza civile sono le armi a disposizione di questa costellazione di associazioni e di gruppi spontanei, decisi a mantenere alta l’attenzione globale sul grande problema della nostra epoca, la probabile estinzione del genere umano. Sono sempre più numerosi gli eventi ai quali attivisti per il clima, di tutte le nazionalità, sesso ed età, si imbucano, per far sentire la loro voce e quella di un pianeta in sofferenza, per smuovere le tante coscienze sopite e menti distratte.

Attivisti decisi a far capire l’urgenza del loro messaggio ad una società concentrata sulle dinamiche geopolitiche, socio economiche e militari; una società che ignora o vuole ignorare il problema più ampio, un problema che coinvolge tutti e che non esclude nessuno, con pochi vincitori ma solo vinti. Sulla maglietta una scritta e un numero: 1028; come i giorni che ci separano dal punto di non ritorno climatico. 1028 giorni prima di dover sventolare bandiera bianca. Solo 1028 giorni per fare qualcosa, per evitare una resa incondizionata, in una guerra che non sembra nemmeno iniziata.

Forse l’unica guerra davvero necessaria, forse addirittura la prima guerra “civile” nel senso lato del termine, per dimostrare non la superiorità, ma la maturità della razza dominante sul pianeta terra. Da qui l’urgenza del messaggio e l’ostinazione di chi lo porta. Una piccola rivoluzione dal basso, per risolvere il più grande problema che l’umanità abbia mai dovuto affrontare nella sua storia. Forse un giorno, ammirati dai posteri, come Gandhi, li chiameremo eroi.

di Valerio Orfeo

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