“La povertà non è una fatalità né un destino inevitabile che tocca gli uni e risparmia gli altri. La povertà, una condizione che calpesta la dignità delle persone, è frutto di ingiustizie e disuguaglianze, di mancanza d’investimenti per le fasce più deboli e di politiche incapaci di affrontare alla radice i problemi economici e sociali”. Così, in occasione della Giornata mondiale per l’eradicazione della povertà, il Gruppo Abele ha voluto presentare la campagna Un gesto che scalda, pensata per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema e dare la possibilità a chiunque di fare un piccolo ma prezioso gesto “in aiuto di chi aiuta”.

Tre monumenti del centro di Torino si sono messi al servizio del messaggio: il Caval d’Brons di piazza San Carlo, il Conte Verde di piazza Palazzo di Città e il monumento a Vincenzo Gioberti di piazza Carignano. Dalle prime luci dell’alba questi personaggi, solitamente austeri e severi, hanno esibito lunghe sciarpe colorate, simbolo dell’iniziativa. Le stesse sciarpe, realizzate da dalla sartoria popolare Intessere (attiva all’interno del nostro centro diurno per donne migranti), oggi e domani saranno anche al collo di due statue del cortile interno del Museo Egizio (copie in gesso degli originali custoditi nel Museo). Mentre per un mese un tram della linea 4 porterà la sciarpa in giro per tutta la città.

Molti enti e persone hanno reso possibile tutto questo: il Comune di Torino, la Soprintendenza Beni Culturali, Artistici e Paesaggio per la Città Metropolitana e il Museo Egizio per quanto riguarda i permessi all’utilizzo dei monumenti, Mnemosyne servizi per il restauro e Berrone snc per l’allestimento delle sciarpe, Valerio Minato per la stupenda documentazione fotografica di ogni fase dell’iniziativa.

Dai nostri osservatori il peggioramento delle condizioni di persone è famiglie è palpabile, senza inversioni di tendenza dalla pandemia in avanti. C’è un aumento delle richieste di sostegno alimentare, una crescita esponenziale del malessere giovanile, così come anche del disagio psichico anche nelle sue forme più gravi, soprattutto fra le persone senza dimora.

Con la sciarpa idealmente avvolgiamo tanti uomini e donne che ogni giorno accogliamo presso i nostri servizi e strutture.

Con la stessa sciarpa chiediamo alle istituzioni di avvolgere tante situazioni critiche che a Torino come altrove vanno affrontate tempestivamente.

Le istituzioni torinesi hanno voluto testimoniare la loro vicinanza ai temi e problemi oggetto della campagna con la partecipazione di Elena Apollonio, Presidente Commissione diritti e pari opportunità del Consiglio comunale, e dell’Assessore al Welfare Jacopo Rosatelli.

Quest’ultimo ha affermato che “l’Amministrazione comunale è consapevole della criticità della situazione, e che l’unico modo per affrontarla sia rafforzare la collaborazione che già esiste fra ente pubblico e realtà del Terzo settore. Il peggioramento delle condizioni di vita di molti cittadini è un dato che, nella sua dimensione strutturale, chiede un’assunzione di responsabilità da parte del governo nazionale e dell’Europa. La povertà è frutto di disuguaglianze e anche di speculazioni. Bisogna scegliere su che cosa investire perché alcuni investimenti, ad esempio quelli nel settore delle armi, sono incompatibili con il contrasto a povertà e marginalità sociale.”

Nel ribadire l’importanza della rete di associazioni e soggetti del pubblico e del privato che a Torino cercano di limitare i danni che la povertà infligge ai singoli e al contesto sociale, il Gruppo Abele ravvisa oggi alcune priorità d’azione.

– Anche chi aiuta fa fronte a una situazione di emergenza: l’aumento dei costi per le spese vive di gestione dei servizi rischia di prosciugare le risorse a disposizione.

– Le Asl dovrebbero avere un’unità operativa dedicata alla bassa soglia. L’area della povertà estrema va seguita con progetti personalizzati e capaci di accogliere l’imprevisto, intrecciando intervento sociale, educativo, sanitario.

– Va alzato un argine contro il degrado, dove per degrado non si intendono mai le persone, ma i contesti. Gli spazi pubblici, specie in periferia, sono spesso lasciati all’abbandono. Ma l’incuria chiama indifferenza e genera senso di insicurezza.

– Vanno studiati dei presidi educativi permanenti nei luoghi di ritrovo informale dei giovani. La povertà educativa è l’altro grande volto della povertà, e si alimentano l’una con l’altra. Serve un’alleanza più forte fra scuola e realtà territoriali.

Sono solo alcune strisce, alcuni colori della sciarpa. Gli altri speriamo arrivino dai torinesi tutti, ai quali chiediamo di seguire la nostra campagna e di cercare di capire costa sta dietro i problemi più esteriori, cosa li provoca… E come li si può davvero curare.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui